Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il rifugio di Montale

hotel-annalenaTra Ponte Santa Trinita, Palazzo Pitti e Boboli, verso la Porta Romana, a Firenze, c’è la “Pensione Annalena”.

Un palazzo nobiliare del ‘400, come racconta Machiavelli ne Le Istorie Fiorentine. Riferisce una bella brochure dell’albergo:

“(…) Annalena, figlia della Contessa Orsini e di Galeotto Malatesta, signore di Rimini, rimasta orfana di ambedue i genitori, venne affidata, prima al Conte Attilio Vieri dei Medici e poi adottata, insieme al suo immenso patrimonio, dal cugino Cosimo dei Medici, che con la moglie, Contessina dei Bardi, la accolsero come una figlia, dandole la migliore educazione e istruzione possibile. La giovane Annalena, che si narra esser stata di una bellezza straordinaria, si innamorò del capitano di ventura Baldaccio d’Anghiari, che sposò nel 1439, con una solenne cerimonia nella basilica di San Lorenzo. Cosimo dette in dote ad Annalena il Palazzo di via Romana, dove la coppia si trasferì. Baldaccio, prode condottiero, si fece apprezzare difendendo la Signoria di Firenze nell’epica battaglia di Anghiari nel 1440, contro l’esercito milanese, conquistando l’ammirazione della corte medicea. Cosimo gli rese merito con ogni onorificenza e trasformò il Palazzo di Annalena in una delle più belle case fiorentine, arricchendola con affreschi, dipinti e arredi magnifici. Alcune opere del Beato Angelico e Filippo Lippi sono oggi custodite nella Galleria degli Uffizi e nel Museo di san Marco. Si narra anche di uno splendido affresco di Paolo Uccello celato sotto intonaci più recenti del Palazzo. Rimasta vedova a seguito di una congiura di palazzo ordita contro Baldaccio, oramai divenuto troppo popolare e quindi pericoloso per il potere mediceo, Annalena trasformo la preziosa dimora in un Convento e Casa di Accoglienza per giovani donne e vedove. Nel palazzo venne nascosto anche Giovanni dalle Bande Nere per proteggerlo dalle famiglie nemiche.

Dal 1530 il Convento è sotto l’Ordine di San Vincenzo di Annalena e trascorre un lungo periodo di apparente (?, ndr) tranquillità, almeno fino al 1808, quando le leggi napoleoniche sopprimono l’ordine (…)”.

In seguito vi abitano il generale francese Mac Donald e sua moglie Carolina Bonaparte, vedova di Gioacchino Murat. Vengono in seguito ospitate le Suore Francescane del Sacro Cuore, che vi fondano nel 1880 una Scuola-Convento per educare le signorine delle più nobili e facoltose famiglie fiorentine. Nel 1919 il Palazzo diventa una casa di tolleranza di lusso, ospitando viaggiatori, poeti e musicanti.

Negli anni ’30 ospita per diversi anni Eugenio Montale, la cui camera è ancora disponibile (eccomi lì l’altrieri!), dove poetò ispirato da Irma Brandeis. Carlo Levi vi soggiorna  negli anni ’40, e lì scrive diversi passi del suo “Cristo si è fermato a Eboli“.

Più avanti negli anni ivi “scendono” Vittorio Gassman, Tognazzi e Luigi Dallapiccola.

E in questo maggio anch’io, a Firenze per l’assemblea nazionale della cura/ consulenza filosofica. Comincio da ora a chiamare la modalità pratica della filosofia “cura”, in senso platonico e heideggeriano, non medicale, terapia dell’anima e della mente, maieutica umile e rispettosa dell’irriducibile unicità di ciascuno.

Pensavo l’altra sera, disteso nel piccolo appartamentino riservatomi dall’agenzia viaggi, dove l’anima del Poeta aleggiava e pareva ispirarmi buoni pensieri, mentre di prima mattina, stavo affacciato guardando il verde intenso del Giardino di Boboli.

Alcuni versi scritti lì da Montale per la Brandeis, tratti da “Interno/ esterno“:

…e perciò che ti vedo/ volgerti indietro dall’imbarcadero/ del transatlantico che ti riporta/ alla Nuova Inghilterra/ oppure siamo insieme nella veranda/ di “Annalena”/ a spulciare le rime del venerabile/ pruriginoso John Donne/ …”

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