Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Crescere cambiando

genio_e_creativitaLe competenze si maturano operando, lavorando. Nell’attività pratica si attinge alle conoscenze teoriche acquisite a scuola e all’università, e si dà valore al lavoro arricchendolo con la propria personale capacità di interpretazione dei problemi posti e dei processi lavorativi che si fanno sempre più complessi.

Il lavoro come oggetto è tema centrale nella vita di ognuno di noi, mentre il suo sviluppo si attua mediante la soluzione di problemi, cioè di cose che ti costringono ad innovare, ad inventare, a non accontentarti dei vecchi percorsi.

La pratica del lavoro comporta anche dei rischi, il più pericoloso dei quali è l’assuefazione, l’automatismo, che induce pigrizia mentale e rallentamento intellettivo. L’eccesso di confidenza con lavorazioni che comportano l’uso di mezzi e strumenti elettrici e meccanici addirittura crea le condizioni di possibili infortuni. Occorre dunque sempre vigilare, accettando novità, ricercando l’innovazione e una sorta di discontinuità radicale nel proprio operare.

Per discontinuità non si intende il cambiamento fine a se stesso di un processo, di una metodologia o perfino di un lavoro, bensì un atteggiamento mentale, oserei dire addirittura spirituale, dell’anima, sapendo che ogni essere umano ha bisogno di rimettersi sempre in discussione -in qualche modo- in tutte le attività che svolge, ma anche negli approcci esistenziali e operativi. Il cambiamento è non solo un’esigenza pratica ma un’esigenza della vita stessa che si modifica ogni giorno.

La discontinuità creativa è prima nel cuore e nella mente delle persone che nella normativa e nella contrattualistica, come condizione esistenziale per continuare nella crescita del singolo lavoratore. Non si deve temere di cambiare, e questo vale soprattutto per chi opera in regimi contrattuali più garantiti come il pubblico impiego, poiché il cambiamento è vitalità, rinnovamento … vita stessa. Senza il cambiamento c’è l’intorpidimento della mente e dei sensi, la caduta delle emozioni e della creatività. Non si cresce senza il dolore del parto o senza gemiti, dice la Sacra scrittura giudaico-cristiana. Occorre l’apnea dell’incertezza per riprendere il cammino, occorre lo stimolo di una certa insicurezza e perfino di un po’ di precarietà per andare avanti.

L’azienda potrebbe sembrare il luogo più distante da una pratica filosofica, ma non è così. Infatti nei luoghi di lavoro si danno quotidianamente innumerevoli momenti di comunicazione tra le persone, e spesso in forma dialogica tra due o più interlocutori a carattere prevalentemente argomentativo. Nessun lavoratore è tenuto a conoscere la filosofia come storia del pensiero, ma ognuno è tenuto a seguire la logica nell’argomentare le proprie ragioni. Ma ogni atto linguistico e dialogico è importante, specialmente nel cambiamento. È filosofico ogni approccio che concerna questioni etiche, relazionali, esistenziali, decisioni complesse, dubbi, revisioni progettuali. Ragionando si opera a partire dalla “messa in questione” interrogativa delle forme di pensiero, delle ragioni, dei vissuti, dei valori, delle visioni del mondo, e di quanto altro sia offerto allo sviluppo del dialogo, per verificarne le eventuali incoerenze e incongruenze reciproche. La filosofia praticabile anche in azienda ha il fine di chiarire e rendere più articolata e profonda la visione del mondo aziendale, con la discussione e il discernimento come precondizioni per orientarsi nelle decisioni.

Nelle vite dove non c’è cambiamento vi è il rischio grave di una regressione, di un intorpidimento cognitivo ed emotivo. Se un tanto è vero, in ogni caso qui non si propone un banale change management, ma una riflessione sul cambiamento individuale che richiede rischiaramento interiore e consapevolezza. La scontatezza di una situazione data per certa come un posto di lavoro, insieme con una certa sicurezza e tranquillitas animi contribuisce a decostruire le potenzialità dinamiche e la crescita della persona, teoricamente in-definite, favorendo un impoverimento complessivo della struttura di personalità. Le potenzialità sono esplorabili e attivabili come energie che dalla latenza passano all’attualità, solo se si danno situazioni di incertezza e di messa in questione di elementi consolidati, poiché tutto scorre nella vita e nelle operazioni umane: il cambiamento è sempre intrinseco, impercettibile, e a volte addirittura inconsapevole.

Momenti di discontinuità esperienziale sono importanti, e in alcune fasi storico-esistenziali individuali, indispensabili.

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