Marco Travaglio, Erri De Luca, don Luigi Ciotti, Roberto Saviano, il prof. Wladimiro Zagrebelsky e Matteo Renzi, per me campioni acclarati dei “malmostosi”
In tutto il mondo ammirano l’Italia e gli italiani, come non ce lo immaginiamo neppure, forse a parte solo i francesi, che invece non ci amano, perché minimo minimo sono gelosi, e fors’anche invidiosi, e chi sa un poco di filosofia morale ha ben presente che l’invidia è un vizio gravissimo, addirittura il peggiore dopo la superbia, come insegna il mio principale maestro di etica, san Tommaso d’Aquino.
L’Italia e gli Italiani sono considerati in generale il posto e il popolo più attraenti del mondo, per tante ragioni: storiche, culturali, artistiche, letterarie, musicali, etc.. Il Rinascimento poi è ritenuto un periodo assiale per la cultura mondiale della bellezza, insuperabile, e maestro di tutti. Senza che facciamo memoria che qui c’è stato l’Impero Romano, forse la più importante struttura socio-politica e giuridica della Storia del mondo, e il fulcro dell’Impero Romano, Roma, e poi il centro della dottrina religiosa più grande e teologicamente profonda, il cristianesimo. Basta così? Troppo orgoglio nazionale da parte mia?
Malmostoso, secondo la Treccani starebbe per scorbutico, scontroso, ingrugnato, con la luna per traverso; esempio letterario; anche s.m. (f. -a ): Viene da tre giorni; puntuale, rispettosa, ma con un fare da malmostosa che pare qui per castigo (Castellaneta).
Nel titolo, mio caro lettore, propongo dei personaggi noti che penso possano essere definiti “malmostosi”. Parto da Travaglio, dicendo subito che “faccio la tara” dovuta al suo mestiere di giornalista, anzi di direttore di un quotidiano oramai non secondario, perché dialoga da anni con un’Italia non poco incazzata, “grillina” e più o meno sempre polemica, e pertanto questo giornale che si intitola Il Fatto quotidiano, è perennemente critico, anzi di più, nei titoli spesso apodittico e distruttivo, come altri e più di altri fogli militanti. A meno che non si tratti di scrivere dei rappresentanti del M5S (gli ancora cosiddetti “grillini”), che vengono trattati con i guanti, anche quando incorrono (spessissimo, quasi sempre) in clamorosi refusi filosofici, logico-argomentativi, culturali e socio-politici, Travaglio predilige costantemente la pars destruens di ogni ragionamento, ripetendo il copione anche nelle varie televisioni dove spesso è ospitato. E quindi, restando sempre ferocemente e sarcasticamente anti-berlusconiano, è diventato anti-renziano, anti-gentiloniano, etc., così come era anche molto avverso al Presidente emerito Napolitano, quando questo signore era in carica.
Riconosco che Travaglio è molto informato, documentato e aggiornato, ma la sua incapacità di guardare le cose da un altro punto di vista che non sia il suo, ne riduce di molto, a parer mio, la credibilità e l’efficacia. Ma questo non conta nulla, poiché ciò che è importante nella comunicazione non è dialogare con uno come me, ben lui sapendo che non mi aggancerà mai con il suo stile giornalistico, ma l’enorme massa di coloro che vogliono leggere ciò che pensano o ciò che pensano sia giusto, opinioni spesso tagliate con l’accetta, o per pigrizia o per ignoranza. Travaglio, oltre a solleticare gli ipercritici a prescindere, titilla molto gli ignoranti, dall’alto della sua indubbia competenza sui fatti, che sono comunque letti e interpretati a modo suo. Mi piacerebbe vederlo all’opera in pratica, facendo politica e amministrazione pubblica, per fargli ammettere che le cose non sono così facili e semplificabili come lui vuol far credere. Inoltre, trovo insopportabile questo suo ergersi a paladino di una moralità perfetta e indefettibile, un po’ come si presentano anche alcuni altri personaggi pubblici per me insopportabili, come don Luigi Ciotti. Si somigliano, perché sono tutti e due diversamente bigotti.
Ebbene sì, caro lettore, tu ti meraviglierai del mio giudizio, ma per me Travaglio e don Ciotti sono due bigotti, e su questo terreno incontrano un altro loro sodale, o forse due, Roberto Saviano e Wladimiro Zagrebelsky, u prufesùr. A volte questi signori amano definirsi laici, come opposti di cattolici credenti, ma l’opposto semantico di laico non è cattolico, ma è dogmatico, cioè bigotto. E pertanto troviamo dei bigotti, sia tra i cattolici credenti sia tra i laici agnostici, e troviamo, di contro, dei laici, sia tra i cattolici credenti, sia tra gli agnostici.
Don Ciotti forse non piacerebbe a Leonardo Sciascia, che invece piace a me, perché intellettualmente più onesto. Non discuto la bontà dell’iniziativa di Libera, non mi piace lo stile con cui questo sacerdote pontifica dalle piazze, dai teatri e dai partiti, non mi convince il suo parlato integralistico e antropologicamente insufficiente. Gli consiglierei di studiare un po’ di storia italiana e di antropologia culturale, oltre che di etica filosofica tommasiana e kantiana.
Altrettanto consiglierei, ma sempre sommessamente, al Roberto giornalista e scrittore che-ha-sempre-ragione-dopo-Gomorra, napoletano. Qualche comparsata in meno in tv e un po’ di silenzio, meno tuttologia e più riflessione. Se vuole, altrimenti aggancerà sempre lo stesso target, più meno, di Travaglio, non me. Mai. Ma questo non gli interessa.
Il prof Zagrebelsky è certamente troppo prof per ascoltare consigli da un altro prof, ma più giovine e meno famoso di lui, e comunque tifoso di un pensiero realista, aristotelico-tomista e kantiano. L’insigne giureconsulto pontifica e pontifica mal sopportando opinioni diverse, che legge solitamente distorcendole e sminuendole sul piano culturale. Lo si legga con attenzione, almeno un paio di volte.
Erri De Luca mi pare un buon scrittore, e non capisco bene la ragione per cui debba ritenere per lui stesso utile, un po’ come fa Saviano suo conterraneo, fare il tuttologo , perché a volte gli riesce proprio maluccio, ed è a volte imitato da quel guitto nordico di Mauro Corona. Ed è tutto dire!
E Renzi? Che posso dire del Matteo esuberante (sempre troppo!) di Rignano sull’Arno? Che da quando ha perduto il referendum costituzionale del 14 dicembre 2016, ha perso la lucidità combattiva che lo aveva contraddistinto, anche se spesso in modo non poco antipatico e sempre malmostoso e ruvidamente ironico? A lui consiglierei vivamente di “staccare” per non poco tempo, di non candidare uomini o uomine suoi alla segreteria del PD e di mettersi a studiare veramente, perché non è molto più culto di Di Maio e di Salvini.
A parte Renzi, che qualche merito ha avuto, ma se ne è vantato troppo, e in modo sgangherato, nessuno dei signori di cui sopra ha mai, o quasi, una parola gentile e vera per l’Italia e gli Italiani, come se vivessimo in una nazione di m. e fossimo un popolo altrettale.
Fatemelo dire: questi signori, peraltro tutti maschi, sono come Amelia, la fattucchiera che ammalia, di disneyana memoria.
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