Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Passa la scena di questo mondo, I Corinzi 7, 31b

Quando Paolo nella Prima lettera ai Corinzi spiega ai fedeli di questa grande città della Grecia, con toni che sembrano echeggiare il Qoèlet, che è inutile affannarsi sulla scena di questo mondo, perché esso passa, mi conferma nell’esigenza di continuare a riflettere su tutto ciò che ci lega a questa vita con legami di possesso.

Ognuno di noi possiede qualcosa, chi molto, certo, chi molto poco o quasi nulla come il barbone, eppure nessuno è felice per quello che possiede, se la gioia non sorge da una pace interiore. Non serve alla felicità, incerto lampo di equilibrio gioioso, possedere, potere, dominare, controllare, crogiolarsi nella possibilità di decidere sulla vita degli altri.

La pace interiore non proviene da queste situazioni. Proviene dalla consapevolezza del limite, del continuo procedere delle cose, del cambiamento ineluttabile che ci riguarda, della preziosità di ogni istante, di ogni scambio compiuto senza interessi di potere, di ogni dono gratuito, di ogni imprevisto incontrato nella ventura del mondo, di ogni sguardo incrociato e sorpreso, di ogni dolce serenità consegnata all’oblio del sonno. 

Da tempo mi chiedo come ordinare alcuni pensieri in una struttura adatta a richiamare il limite, che è fondamento e anche orlo oltre il quale non si vede … forse può esserlo una specie di Filosofia del Transito, eraclitea nel suo delinearsi, ma grata ai maestri Eleati per la sua costituzione. Una filosofia che si nutra di un sano Realismo Ermeneutico (san Tommaso e Ricoeur, Gadamer, Pareyson), sintagma solo apparentemente ossimorico. 

E dunque: passa la gloria del mondo, fondata solo sull’immagine di qualcosa che conta, ma l’unica cosa che conta è l’inizio, il fondamento semplice di ogni nascita, di ogni venire-alla-luce, che è manifestazione dell’essere; e poi il termine, che abbiamo chiamato orlo, oltre il quale sembra ci sia il nulla, ma solo in quanto non conosciuto. Il nome “morte” qui non sembra sia adatto.

A volte cerco degli interstizi, dei cunicoli, wormholes li chiamano in astrofisica, per comprendere, cioè prendere-dentro, ciò che accade … e spesso li vedo, ma fuggono, come fantasmi o illusioni ottiche.

Sempre cerco ciò-che-sta-in-mezzo, tra l’inizio e l’orlo, ed è per me un  incanto constatare ogni giorno un cammino inter-cedente nella vita di ognuno, e la novità di ogni alba che sorge, di ogni risveglio, di ogni nuovo “buongiorno” detto all’altro, di ogni nuovo respiro o desiderio, mai scontato.

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