Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

In terra Rivinii

Ogni tanto torno nel paese delle acque, il mio, dove sono nato e vissuto per trent’anni: Rivignano, che trae il nome forse da un centurione romano, un veterano premiato da Cesare Augusto per i servigi resi alla Patria, lì più o meno verso il 10/15 prima di Cristo, in piena Pax Augusti, dopo la sconfitta (?) di Marco Antonio e la conquista della X Regio Venetia et Histria.

Rivinius, dunque, Caius Rivinius, forse.

Ero lì stamani invitato da Giancarlo a l’Aghesante, osteria tra le non poche eccellenti presenti nel “paese delle acque“, situato ab imo temporis tra il grande fiume Tilaventum e l’Anaxum, il Tagliamento e lo Stella, paese di boschetti e animali, di uomini silenziosi e eresiarchi per tristezza, di emigranti (come mio padre Pietro), di nobili senatori (Solimbergo) e conti (Ottelio).

Giancarlo è un politico friulano di lungo corso, mai in carriera, perché ha sempre vissuto del suo lavoro di insegnante e preside, ma giunto in un suo frangente esistenziale fino alla vicepresidenza della Giunta regionale.

E i discorsi si son fatti fitti, pardon per l’assonanza forse un po’ cacofonica, divertenti, in mezzo a un piatto di càis e uno di baccalà mantecato, fatto al modo di Mastro Odorico da Rivignano.

Ci siam divertiti a progettare pensiero per le plaghe della Bassa, assolvendo gli stentati inizi di Latisanapensa e approvando il progetto di una iniziativa più grande sulla “spiritualità umana“, ché l’uomo ha bisogno oggi di tornare al pensiero, a riflettere, e pensare, a mettere ordine nella testa confusa da mille stimoli e contraddizioni insulse.

E quindi ad autunno a Latisana un parlar del Simposio di Aristocle (più conosciuto come Platone in ragione delle sue larghe spalle da pugile), per dire che tutto ciò che è mosso nel mondo e nell’uomo è Eros che lo muove, e di un festival di filosofia  a Grado, insieme con amici entusiasti secondo Dioniso, che Nietzsche invoca come dèmone della vita, perché l’uomo diventi sempre più umano (super-uomo), non prepotentemente, ma dolcemente.

Ci siamo poi salutati dietro al Duomo centenario di San Lorenzo, nell’azzurrità agostana, che già prelude ad autunni pieni di colori.

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