I vari tipi di “bastian contrario” e la “piaggeria” o “adulazione”, come suo… contrario. Questo “domenicale”, come ama chiamare i miei pezzi il mio caro amico Pierluigi, è particolarmente dedicato a un altro caro amico, che sta per candidarsi alla carica di Sindaco di Udine, per ragioni facilmente evidenti a chiunque stia un pochino attento alle relazioni umane
Nella mia vita ho conosciuto molte persone del primo tipo e anche persone del secondo tipo. Dico subito che mi danno più fastidio le seconde, perché le prime sono costantemente polemiche e spesso prolisse, ma “debellabili” abbastanza facilmente, mentre le seconde si insinuano con melliflua perseveranza nelle relazioni umane.
Vi sono infinite variazioni sul tema, come negli spartiti musicali: da 1 a 100 uno può essere più o meno “bastian contrario”, oppure “piaggione”.
IL “BASTIAN CONTRARIO”
Spesso i “bastian contrari” sono tali per partito preso più che per ragioni legate a opinioni diverse dalle tue, mentre i laudatores a prescindere, se decidono di non smetterla, ti circondano con una ragnatela di complimenti, che dopo un po’ suonano esagerati.
Nel 1819 Ludovico di Breme scrisse su «Il Conciliatore» n.ro 52, organo di stampa “ufficioso” dei carbonari milanesi: “Ai Signori associati al Conciliatore il compilatore Bastian-Contrario“. Un secolo dopo, più o meno, Alfredo Panzini, nella terza edizione del suo Dizionario moderno, cita l’espressione popolare e dialettale Bastiàn contrari come «detto di persona che contraddice per sistema»; e, a partire dalla settima edizione (del 1935), continua sul tema in questo modo: «Bastiàn cuntrari: pop. detto nelle terre subalpine di persona che contraddice per sistema. Fu in fatti un Bastiano Contrario, malfattore e morto impiccato, il quale solamente in virtù del cognome diede origine al motto».
Si può dunque ammettere che l’espressione risale a circa un paio di secoli fa, e che fu utilizzata primariamente tra il Piemonte e la Lombardia. Anche i vocabolari del dialetto piemontese lo registrano da quei decenni, mentre negli altri dizionari altrettanto non si riscontra.
Il grande linguista Bruno Migliorini ne parla nella sua monografia Dal nome proprio al nome comune (Genève, Olschki, 1927, p. 230). In ogni caso il sintagma bastian contrario (o bastiancontrario) ha circolato nell’uso in italiano ovunque, perdendosi nel più ampio contesto linguistico della nostra lingua nazionale.
Una storia su un certo brigante chiamato Bastian Contrario narra che, su incarico del Duca Carlo Emanuele di Savoia, avrebbe condotto dal 1671 un’azione di disturbo nelle zone di confine con la Repubblica di Genova (ipotesi che valorizza l’origine piemontese); altri studiosi, di contro, propongono che l’espressione si debba far risalire al processo di “fiorentinizzazione” dell’espressione (si pensi alla manzoniana metafora “sciacquare i panni in Arno“, che Don Lisander pronunziò, quando spiegò la ragione per la quale fu in Firenze per un periodo al fine di colà rivedere molto del suo italiano usato per Fermo e Lucia, Renzo e Lucia e infine per I promessi sposi), pensando al pittore fiorentino Bastiano da San Gallo, a causa del suo “peculiare carattere…”.
Un caso di antonomasia, dunque? “Bastian contrario” come sinonimo (quasi) di caparbio o di ottuso…?
LA PIAGGERIA O ADULAZIONE
Vediamo nella Enciclopedia Italiana Treccani: piaggerìa, sostantivo femminile [derivato di piaggiare], letteralmente – Atto, comportamento, o atteggiamento abituale, d’adulazione, di lusinga nei confronti di qualcuno, specialmente al fine di ottenerne favori: era alieno da ogni piaggeria; è sensibile a ogni tipo di piaggeria; ha fatto carriera con la piaggeria; si scansò per farlo passare, ma per un senso di rispetto non per piaggeria.
Etimologia: derivato di piaggiare, lusingare, adulare, derivato da un significato figurato di piaggiare, cioè navigare vicino alla spiaggia, ma anche destreggiarsi, assecondare. La piaggeria non è una semplice lusinga: essa connota un comportamento o un atteggiamento con sfumature lievemente più complesse.
La piaggeria è una lusinga portata avanti in maniera esperta, calcolata – anche se non per questo meno viscida. Si barcamena assecondando la conformazione dell’ego, al modo di un piccolo cabotaggio; non si sbilancia mai, non tocca terra né affronta l’alto mare. Notiamo che è una parola raffinata, che si sente di rado, e non solo perché di rado l’adulazione è accorta, ma perché spesso è semplicemente sconosciuta o nascosta… dall’adulatore. Nell’adulazione si nasconde sempre del veleno verso la persona adulata, questo è certo.
Provo a pensare, senza citarne i nomi ad alcuni “bastian contrari” che conosco. Nessuno di loro lo è proprio del tutto, perché chi mi conosce sa che parlo solo di ciò che conosco bene, non azzardandomi a lanciarmi in giudizi temerari o in ragionamenti improvvisati su temi a me ignoti o per me poco conosciuti.
Pertanto, non è proprio facilissimo contraddirmi, prendendomi, come si dice, “in castagna”. Io parlo solo di ciò che conosco, e di solito lo conosco bene, diciamo “scientificamente”, o almeno come “cultore della materia”. Posso dire che – scientificamente – ho profonda conoscenza di Filosofia, Teologia, Antropologia filosofica, Etica, Sociologia e Politologia; come cultore della materia, anche a livello pratico, di Diritto, Psicologia, Storia, Antropologia culturale, Letteratura e Poesia, Arte e Musicologia. Poco so di Biologia, Fisica, Chimica, Ragioneria, Finanza, Medicina (solo ciò che mi è utile), Ingegneria. Discretamente (quasi a livello buono) di Matematica.
Se intervengo sulle prime sei discipline è difficile che ci si azzardi a contraddirmi frontalmente. E’ ovvio che, da filosofo, accetto, anzi prediligo, il dialogo nel quale altri competenti possono sostenere anche tesi diverse o contrarie alle mie sulle sei discipline del primo gruppo. Sul secondo gruppo di discipline si discute anche animatamente, e accetto tranquillamente di cambiare opinione se ascolto qualcuno che ne ha competenza scientifica, o comunque superiore alla mia.
Se mi capita di intrattenermi su materie del terzo gruppo, ascolto chi sa, con grande rispetto e quasi con devozione. Mi fa a volte arrabbiare che non accada altrettanto quando si parla delle discipline del primo gruppo da parte di persone non competenti.
In generale, però, dialogo anche con “bastian contrari” che sanno della mia ritrosia a parlare di cose-che-non-conosco, e, sulle cose di cui sono esperto, intervengono praticamente solo perché desiderosi di mettere la loro “ciliegina sulla torta”, più o meno. Quindi, hanno l’istinto del “bastian contrario”, ma si fermano prima, senza andare fino in fondo. Li conosco, di solito, e li prevedo, a volte anticipandone l’espressione differenziante con un “Ma tu potresti dire che…“, e allora si continua pacificamente. L’avversativa aiuta il dialogo, in questo caso, mentre a volte lo disturba. Dipende.
In ambito filosofico, qualcuno (intendo il mio successore e attuale Presidente di Phronesis, l’Associazione Italiana per la Consulenza Filosofica) è molto più bravo di me ad accettare il contraddittorio, qualcuno che ha modi che potremmo definire non solo inclusivi, ma addirittura “ecumenici”. Io spesso non ce la faccio: se sento dire che quando si è giunti a un dato pensiero filosofico storicamente dato, non occorre più quasi guardare indietro ai grandi classici, esplodo dicendo che sul pensiero umano, come attività psico-spirituale, è stato detto quasi tutto dai magni Greci di due millenni e mezzo fa (Platone e Aristotele), aiutati poi dal pensiero medievale (Agostino e Tommaso d’Aquino), e dai filosofi moderni e contemporanei (da Descartes e Leibniz a Kant e Hegel, ma sì anche fino a Heidegger, Husserl, Jaspers e Wittgenstein) e che ora possiamo osservare e considerare solo le integrazioni delle psicologie cliniche e delle delle neuroscienze, che possono clinicamente aggiungere qualcosa, come fece il francese Libet con le sue tesi sull’anticipazione neurale di coscienza (tema che qui non sto ad approfondire, perché lo ho già fatto su questo sito qualche tempo fa), oppure se vogliamo trattare del tema della dissonanza e della consonanza cognitive, che Leon Festinger propose una sessantina di anni fa, per dire che a volte ci auto-inganniamo nel fare ciò che non crediamo positivo o viceversa (anche questo tema ho trattato qui, se pure non specialisticamente, alcuni mesi fa).
Qualcun altro, invece, poco attento alla comunicazione telematica, che rischia di generare lo stracapimento e il fuorviamento significativo e del senso voluto, tende a fare il “bastian contrario”, magari inconsapevolmente, a distanza. Pericoloso, proprio perché, se contraddici qualcuno di persona, questi può replicare, possibilmente con gentilezza, alle tue tesi, ma se usi i potenti mezzi social, perdi espressioni, vocalità, prossemica e fisicità dell’altro, e quindi la strada dell’equivoco e dello stracapimento è aperta. Il resto lo fanno pregiudizi e precomprensioni sbagliate che puoi avere sviluppato sul pensiero dell’altra persona.
Circa i “piaggioni” ne ho ampia conoscenza. Sono più pericolosi dei “bastian contrari”, perché un eccesso di lodi ti indebolisce, mentre la misura giusta ti rinforza. Conosco situazioni nelle quali un eccesso di critiche da parte genitoriale hanno favorito lo sviluppo (purtroppo!) di personalità incerte e poco coraggiose, mentre nel mio caso posso dire di non essere stato mai contrariato dai miei genitori, che mi hanno sempre mostrato fiducia, e io grazie a questa educazione certamente sono stato in grado di scegliere anche percorsi impervi e faticosi nella mia vita e nella mia formazione, credendo fermamente di potercela fare. E ce l’ho fatta, posso dire con umiltà.
Altri, che conosco, no, non ce l’hanno fatta.
A questo punto un’ultima osservazione e un consiglio: tra i “bastian contrari” e i “piaggioni” si trova il maggior numero di esseri umani, come illustra la campana di Gauss (la sua parte centrale), ed è di costoro che bisogna stare particolarmente attenti.
Una situazione esemplare è la seguente: c’è una persona in una posizione di potere; ebbene, molto difficilmente sceglierà qualcuno che possa fargli ombra se questi deve lavorare molto vicino ad essa, nel timore di essere sorpassato in qualità e capacità. L’uomo o la donna di potere si terranno alla larga dai potenziali veri, ma ciò facendo non creeranno un futuro per la struttura che governano, perché la condanneranno al declino. Non aggiungo altro.
Invece segnalo un’altra dinamica: il rischio che corrono quelle stesse persone di potere, quando preferiscono essere circondate da yesmen, piaggioni di professione, a volte untuosi “uria heep”, che sono ben capaci di ingraziarsi il potente, ma solo per le proprie convenienze. Costoro sono poi anche i primi a tradire. C’è un famoso giornalista televisivo e scrittore di instant book che può rappresentare la quintessenza di tale idealtipo weberiano. Caro lettor mio, riesci a indovinare chi intendo con questo accenno?
Queste ultime righe sono dedicate in particolare all’amico che ho citato nel titolo, ma tutto il pezzo è per chi conosco e apprezzo, per chi stimo e a cui voglio bene, m a volte mi permetto, io che non sono né “bastian contrario”, né “piaggione”, di criticare.
E, siccome in greco “critica” significa giudizio razionale, ben vengano le critiche che, in questo caso e modo, sono sempre costruttive.
Auguro un sereno Natale nel ricordo del Rabbi Jesus ben Josef ben Nazaret, che nacque a Betlehem o a Nazareth circa 2022 o 2028 anni fa (secondo la data del censimento ordinato dall’Imperatore Augusto, sotto il Procuratore di Siria e Palestina, Quirinio), di nostro Signore Gesù Cristo, il Vivente.
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