Giulia non sarà l’ultima…, ma la Libertà di scelta su di sé della Donna di ogni età e di ogni condizione personale è Sacra, Santo Dio!… e solo una piccola osservazione, donne: magari, quando manifestate sacrosantemente per la vostra libertà, evitate di portare le bandiere della Palestina, oppure portate anche quella di Israele, dell’Iran, dell’Arabia Saudita, dell’India, del Pakistan, delle nazioni africane sub-sahariane, etc., dove le donne stanno infinitamente peggio che in Italia. O no?
Giulia non sarà l’ultima uccisa (da un uomo maschio chiunque questi sia, spesso tra vicini o ex). E infatti, mentre ancora devono tenersi i funerali accadono altre aggressioni o uccisioni di donne!
Mi scuso con il mio lettor gentile per questo titolo che nella prima parte è politicamente scorrettissimo, e può essere anche ritenuto male augurante.
NO!!! E’ solo maledettamente e crudamente realistico. Mi assumo il terribile compito di dire che Giulia non-sarà-l’ultima (non lo è stata). Torno al futuro.
Non lo sarà, perché conosco abbastanza bene l’animal homo e in particolare l’animal mas (il maschio), che non-può-non-peccare, o commettere azioni male o reati, nella sua vita imperfetta e con la sua mente cagionevole, limitata da due fattori: la struttura bio-psichica, dove poniamo attenzione a tutta la macchina encefalica, e il patrimonio psichico–morale connesso con la “macchina”, e “nutrito” evolutivamente da educazione, cultura ed esperienza, ma, oltre ogni condizionamento psicologico, è governato dal libero arbitrio individuale, che comporta responsabilità per i fatti che compie.
Andiamo al centro della questione! L’uomo (e anche la donna) può scegliere per il bene o per il male, come i nostri antichi dicevano: agere libero arbitrio bonum vel malum.
Più avanti riprenderò il discorso, che nel tempo storico è stato affrontato, primariamente dalla filosofia e dalla medicina, e più recentemente (dalla metà circa del XIX secolo) dalla psicologia clinica, dalle psicoterapie e dalla psicoanalisi, da luminari notissimi anche al grande pubblico come Freud, Jung, Lacan, etc.. Andiamo dunque, nel nostro percorso, da Aristotele ed Ippocrate e Galeno, a Tommaso d’Aquino, e poi a Locke e Hume e Kant (tutti e tre autori di studi insigni sull’intelletto umano, sulla ragione pura e sulla ragione pratica, o etica), per terminare con il dottor Charcot, e il professor Cesare Lombroso, che ha creduto di individuare la forma dell’uomo criminale nella conformazione del cranio, e ai notissimi più sopra citati. (Ogni tanto possiamo essere tentati di credere, almeno in parte, alle tesi di Lombroso, studioso progressista del XIX secolo)
In ogni caso come la metteremmo con la teoria lombrosiana se esaminiamo il volto e l’intelligenza di Ted Bundy, assassino di trentatrè donne e forse più, lui bello e intelligente, e affascinante.
Anche Filippo Turetta è un bel ragazzo, anche Francis Turatello e Renato Vallanzasca non erano male. E Erika De Nardo come era? Un mostro? E Pietro Maso? E Ferdinando Carretta, il più bravo figliuolo del paese? Forse, Danilo Restivo, l’assassino di Elisa Claps e di una signora inglese, potrebbe evocare echi lombrosiani. Ma no, neppure lui. E Annamaria Franzoni-facciamo-un-altro figlio (rivolgendosi al marito Lorenzi durante il funerale del piccolo Samuele)? … cui papà Franzoni chiedeva al cellulare “ma hai nascosto quella cosa?” (Era un pentolino massiccio, come hanno capito i Carabinieri in ascolto).
Come vedi, caro lettore, non resto solo sul maschio-assassino-di-donna, perché il discorso da fare sull’aggressione belluina dell’essere umano al suo simile è più ampio, anche se l’aggressione alla donna-femmina ha sue “specifiche”, che oggi sono più urgenti e vanno trattate in profondità.
Tornando alla povera Giulia e a chi gli sta attorno, oso dire che diversissimi sono i padri di Filippo e di Giulia, brave persone. Quello di Filippo è devastato, sconcertato, indebolito, indifeso, quello di Giulia immerso nel silenzio del nulla attuale, ma non privo d’amore, anzi.
Non vi è dubbio che anche l’aspetto biologico del corpo e dell’encefalo hanno un’importanza nell’analisi dei comportamenti, perché alcune parti come i lobi orbito frontali, o l’amigdala o l’ippocampo possono essere difettosi, così come sono da considerare gli algoritmi delle malattie mentali esposte nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali per la Medicina Generale V, specialmente quelli dello spettro schizotipico e/o paranoide, tipici di molto assassini seriali non solo americani.
Accompagna questa disamina necessaria una riflessione parallela di carattere giuridico e allora, fermandoci sempre al gigantesco plesso culturale Occidentale, dobbiamo prendere nota di ciò che l’uomo ha prodotto in tema etico-giuridico, dal Codice caldeo di Hammurabi, dal Decalogo biblico, dal Diritto romano (Legge delle XII Tavole dei tempi repubblicani et s.m.i, e dal Corpus Iuris Civilis dell’imperatore Giustiniano fino ai giorni nostri, passando per la filosofia scolastica, l’Illuminismo e le dottrine giuridico-morali contemporanee).
Il diritto ha necessariamente accompagnato lo studio della mente umana, in particolare per come punisce l’omicidio.
Non sono un politico, che deve sempre far vedere ai suoi e al popolo (che spesso lui ritiene “bue”) il proprio impegno indefesso e diuturno sui vari temi e problemi che affliggono la società; non sono un giornalista, che deve essere gradevole, potabile fin quasi, direbbe Prezzolini, agli àpoti più scafati e meno scalfibili dalla retorica mediatica, e non sono un titolista, che ha pria d’ogni cosa ha da richiamare, come Orlando il Paladino di re Carlo con l’Olifante, la tromba dell’eroe, il quale invocava a suo soccorso altre truppe per contrastare i cristianissimi Baschi della montagna pirenaica (non i Saraceni!) che lo assaltavano, lui che stava nella retroguardia dell’esercito francone, l’attenzione del pubblico lettore alla lettura, anche se spesso quest’ultima disvela tutt’altro rispetto all’urlo titolato.
Infatti, quello del giornalista e quello del titolista sono due mestieri differenti, laddove ognuno cerca di comparire al suo massimo, per ragioni professionali di carriera, e anche per battere la concorrenza.
Quello del politico, invece, è il mestiere più responsabile in ambito sociale, e dunque anche su questo tema, ma non del tutto. Più del politico è responsabile il genitore, di come istruisce ed educa i figli, quelli maschi in particolare.
Tutti e tre i personaggi oggi, il politico, il giornalista e il titolista, dopo l’ennesima donna uccisa, la piccola dolcissima Giulia da Vigonovo di Padova, si stanno stracciando le vesti spergiurando che no, mai più dovrà accadere.
Sento delirare di società paleo-patriarcale di cui tutti gli uomini maschi attuali si dovrebbero vergognare. Non sento nessun giornalista né politico (ma non me ne meraviglio, vista la storica sesquipedale ignoranza di questa categoria) ricordare la via virtutum o l’Etica del fine, rispettivamente di Tommaso d’Aquino e di Aristotele; nessuno di costoro ricorda l’imperativo categorico del grande di Koenigsberg, il filosofo e buon cristiano Immanuel Kant, che scrive per sempre: “fai in modo che la massima del tuo agire possa costituire legislazione universale“, e “non considerare mai l’uomo come un mezzo, ma sempre come un fine“. Basterebbe. Insegniamolo a tutti, a partire dalla quinta elementare. E commentiamolo con i ragazzi e con le ragazze fino a che non lo abbiamo introiettato!
Schlein si limita a dire che occorre un’educazione all’affettività, mentre il Governo si sta in qualche modo muovendo, ma non va comunque bene. E le fanno eco quei mediocri campioni di Conte, Bonelli e Fratoianni.
Nessuno che ricordi devastanti messaggi propalati per anni su tv e web tesi a “valorizzare” il maschio alfa più idiota e deteriore che Denim musk, un viril profumo, proponeva come “l’uomo che non deve chiedere mai” (maledetti imbecilli!); oppure Vodafone che, per la voce di una bellona australiana, sproloquiava qualche anno fa in questo modo: “tutto intorno a te (anzi a thei!)”. Schifo. Messaggi devastanti, diseducativi, perché si incistano su mentalità già deboli e ignoranti di uomini maschi che credono di poter condizionare le donne, ritenendole un loro possesso.
Non trascurerei il modo subdolo di far sentire la donna un possesso, quello del moralismo egoista, per cui una donna che ha già una famiglia e figli, ma è cambiata negli affetti, non può avere ancora una vita amorosa diversa. So di ciò che parlo. Questi uomini (e a volta anche donne) non intervengono, non picchiano, non uccidono, perché si limitano solo a far sentire “sbagliate” le donne che vogliono vivere, che desiderano divincolarsi da catene che non le possono, non le devono più tenere prigioniere. So di ciò che parlo e questo deve, kantianamente, finire.
Io stesso sono stato “tirato su” in modo differente da mia sorella, da due genitori proletari, poveri. Per farmi studiare al liceo classico (scuola inaudita e infrequentabile, al tempo, per figli di operai) mio papà è andato in cava di pietra in Germania per dodici anni lavorando per dodici ore al giorno e dieci mesi all’anno, un lavoro bestiale, che lo ha segnato per il resto della vita. E ha segnato anche mia madre, mia sorella e me, con la sua mancanza dai miei cinque ai miei diciassette anni.
Mi ha allevato mia mamma, in modo diverso da mia sorella cui è stato consentito si frequentare “solo” la scuola di maestra per l’infanzia, mia sorella affetta da una grave malattia neurologica di tipo fisico dall’adolescenza, che si porta dietro da allora. Senza colpa alcuna la mamma mi ha tirato su come un Gesù Bambino redivivo e unico, perché ero maschio, bello, forte e intelligente. Non posso tacerlo. E poi non sono riuscito a non essere prepotente, per una volta sola, con una donna che – per un periodo – fu per me importante. Ebbene sì, io intellettuale rispettato e apprezzato, esperto di etica ascoltato e anche temuto, ho picchiato quella donna, non per gelosia, ma perché mi aveva provocato.
Ha sbagliato Donna Luigia? Forse, ma non lo sapeva. Ha fatto quello che ha potuto. Una volta mamma Gigia mi ha somministrato un sonoro schiaffone perché avevo bestemmiato sulle orme di nonno Toni, il calzolaio che aveva fatto gli stivali a re Vittorio nel 1915. Ero piccolo, forse quattrenne, ma imparai che non si doveva bestemmiare. Si può fare altrettanto anche oggi, alla bisogna, signora Schlein? I suoi augusti genitori laureati le hanno mai rifilato uno schiaffetto? Per quanto mi riguarda mi sono pentito per aver alzato una volta le mani su una donna, e poi ho provato a capire e a lavorare nel senso di aiutare anche gli altri a capire. Sono qui con la vergogna di avere fatto parte per un momento del maschio arrogante e superbo, implicitamente convinto della propria superiorità ontologica, e anche ontica (cioè di me come ente-uomo-maschio particolare, cf. Heidegger) sulla donna.
Dimenticavo: sono cresciuto così, abbastanza bene, penso anche per il buon esempio che ho avuto da mamma e papà, perché poi quello che ho fatto dall’uso di ragione in poi è solo, solo opera mia.
Dovremmo, alla fine, per completezza aggiungere due cose: la prima concerne la statistica. In base a questa scienza gli omicidi in generale e quelli di donne in particolare stanno progressivamente regredendo, di anno in anno, e questo va bene, ma troppo lentamente; un dato che invito a guardare; nell’Italia post unitaria degli anni 1870/ 1900 le uccisioni di donne erano diciotto volte (!!!) il numero registrato l’anno scorso o quest’anno; la seconda concerne la donna nell’islam: ebbene, in quel grandissimo plesso umano che riguarda più di un miliardo e mezzo di esseri umani, la donna rischia, più o meno, di essere una Saman Abbas, la ragazza pakistana ammazzata dalla famiglia perché non accettava un matrimonio imposto. Nessuno si offenda se affermo che molta strada ha da fare quella grande e valorosa cultura sul cammino del rispetto dell’uguaglianza ontologica e morale tra uomo-maschio e donna-femmina. Senza parlare di come è trattata la donna in India, in Iran, in Pakistan e i molte nazioni dell’Africa sub-sahariana.
La Libertà della Donna, di tutte le Donne, di ogni età e condizione personale è Sacra! … questo urlo ai miei simili maschi! Glielo urlo in faccia perché lo urlo dentro di me e non smetterò mai di urlarlo!
Non dimentichiamo, alfine, questa regola aurea: il BENE e il MALE SONO nell’uomo, e spetta all’uomo bonum facere et malum vitare! (fare il bene ed evitare il male)
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