Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La diffidenza e la guerra

Preparando un corso breve di storia della filosofia moderna e contemporanea mi sono imbattuto in un brano di Thomas Hobbes (1588-1679), filosofo materialista ed empirista inglese, molto interessante, (Leviatano, trad. e commento a cura di M. Vinciguerra, 2 voll. Laterza, Bari 1911-12, I, capp. 3 e 4, pp. 137.141) che riporto di seguito:

“(…) Inoltre gli uomini non hanno piacere -ma al contrario molta molestia- di stare in compagnia di altri, dove non sia un potere, che li tenga tutti in soggezione. Poiché ogni uomo bada che il suo compagno faccia di lui la stessa stima, che egli fa di se stesso; e contro tutti i segni di disprezzo e di disistima naturalmente si sforza, per quanto può osare -la qual cosa tra coloro, che non hanno su di loro un potere comune, per tenerli a freno, li riduce a tanto, da distruggerli l’un l’altro-, per estorcere un più grande potere dai suoi disprezzatori, con la vendetta, e dagli altri, con l’esempio. Sicché nella natura umana noi troviamo tre principali cause di lotta: la competizione, la diffidenza, la gloria. La prima fa combattere gli uomini per guadagno, la seconda per la salvezza, la terza per la reputazione; la prima usa la violenza per impadronirsi di altri uomini, donne, fanciulli ed armenti, la seconda per difenderli, la terza fa uso di inezie, come una parola, un sorriso, un’opinione differente e qualunque altro segno di disprezzo, o direttamente verso una persona o generalmente per mezzo di una riflessione sul suo parentado, sui suoi amici, sulla sua nazione, sualla sua professione, sul suo nome, (…)”.

Che dire se non che oggi si appura esser vero esattamente quanto Hobbes, con sommo realismo e disincatati toni narra, di ciò che accade tra gli uomini di questo mondo.

Io stesso ne sono testimone in verun ambiente che frequento, là dove la misura dell’ipocrisia è importante come quella della dissimulazione e quella della verità detta, così come cercata.

Anzi, a volte l’ipocrisia e la dissimulazione sono financo più importanti della verità, come insegna la scuola sapiente di sant’Ignazio di Loyola. A volte per me con grande fastidio e senso di noia, ma così è se si deve sopravvivere, e dunque si sopporta la banalità, la superficialità, l’ignoranza colpevole e arrogante.

Anche se io, nel mio cuore, riparo spesso alla luce della platonica verità dell’idea e dell’aristotelica razionalità del concetto.

Il fatto è che tutti “teniamo famiglia“, e dunque…

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