Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Non per CASO, ma per CAUSE, è morta Sharon Verzeni! “Ho ucciso Sharon per caso. Sono uscito con quattro coltelli per uccidere”, questo ha detto ai Carabinieri Moussa (Mosè) Sangare. Nessun movente. Dobbiamo smettere con le lacrime di coccodrillo. Quest’uomo era stato già denunziato per maltrattamenti alla sorella, ma nonostante il “codice rosso”, normativa esistente, nessuno l’aveva fermato. La politica si è già collocata sul versante delle polemiche, tra chi dice, ad membrum canis, che “comunque è un nero, e quindi non occorre aumentare l’italianità di quelle genti”, e chi invece passa subito a diagnosi psico-morali giustificatorie, dicendo che “bisogna anche tenere conto del disagio dell’assassino”. E intanto i signori Verzeni e Sergio Ruocco ascoltano l’indecenza, tra quasi nessuno che mostra la loro dignità e forza morale. Io non credo nel “caso”, ma nelle “cause”, e, neanche il tempo di pubblicare questo pezzo che giunge notizia della strage familiare di Paderno Dugnano, commentata in tempo reale dai “sapienti” Crepet e Mancuso

Italiano di origine maliana, già narrano le cronache. A Terno d’Isola, nella notte tra il 29 e il 30 luglio ultimo scorso questo disgraziato criminale consapevole ha ucciso Sharon Verzeni, donna di trentatrè anni. Si chiama Moussa (Mosè) Sangare.

(Sharon Verzeni)

Criminale e disgraziato.

Criminale perché autore di un deliberato crimen, il più grave che un essere umano può commettere, l’omicidio, che a sua volta ha diverse gradazioni e aggravanti: a) se è di un proprio caro o no, b) se è di un bambino o di un adulto, c) se è d’impeto o premeditato, e via elencando. Ebbene sì, anche questo crimine capitale può essere più o meno grave, a partire dalla sua gravità ab-soluta, perché consiste nello spegnimento di una vita, che è valore ab-solutus, cioè sciolto-da-ogni-limite-valutativo sotto il profilo morale.

Disgraziato, perché privo-di-grazia, cioè del bene desiderato, e donato da qualcuno, che sia il “Re” o che sia “Dio” stesso, ma soprattutto dalla propria “coscienza morale”. Nel caso, dov’era il “re”? Dove era “Dio”? Dov’era la “coscienza morale” dell’assassino?

Eccoci. Il “Re” è la politica, che deve sovrintendere all’equilibrio, alla sicurezza, alla libertà e alla tutela sociale. Il “Re” era assente, o meglio, nonostante fosse stato allertato, non si è mosso. Pertanto il “Re” è colpevole. La politica e la Pubblica amministrazione sono colpevoli di superficialità e disinteresse, quando i familiari dell’assassino hanno denunziato i suoi comportamenti e nulla di nulla hanno fatto. Colpevoli.

“Dio” è la scienza morale per il tramite della religione, e della filosofia morale, o etica, come insegna Immanuel Kant, e anche il Libro sacro (Bibbia). Ebbene, non si può e non si deve invocare “Dio”, non so se con le virgolette o meno, ogniqualvolta l’uomo non ce la fa a comportarsi (direbbe Tommaso d?Aquino) in maniera “umana”. E la domanda è: che cosa significa l’aggettivo “umana”? Si potrebbe dire: in modo fraterno, solidale, collaborativo, rispettoso, caritatevole. Ebbene, in molti casi l’uomo è “umano”, e in molti altri, no. Non resta che continuare a lavorare affinché l’uomo diventi sempre più “umano”, e meno istintuale.

Cosa significa il racconto orribile che oggi leggiamo sul crimine di Terno d’Isola: “la ho vista, guardava le stelle, ho sentito che dovevo ucciderla, la ho colpita, mi ha chiesto pietà, le ho chiesto scusa (peraltro come nel rap che si diffonde sul web)”

Ora si sente parlare di sanzione proporzionata e di vendetta.

La Bibbia ha moltissimo da dire riguardo la vendetta. Entrambe le parole ebraiche e greche tradotte con “rivincita,” “vendetta,” e “vendicarsi” hanno alla loro base di significato l’idea di punizione. Questo concetto è di cruciale importanza per capire perché Dio si riservi il diritto di vendicarsi.

Il versetto cardine riguardo questa verità si trova nell’Antico Testamento e viene citato due volte nel Nuovo. Dio disse: “A me appartiene la vendetta e la retribuzione; a suo tempo il loro piede vacillerà! Poiché il giorno della loro calamità è vicino, e le cose preparate per loro si affrettano a venire” (Deuteronomio 32, 35; Lettera ai Romani 12, 19; Lettera agli Ebrei 10, 30). Nel Deuteronomio, Dio parla degli israeliti testardi, ribelli e idolatri, i quali Lo avevano respinto ed avevano subito la Sua ira con la loro malvagità. Egli promise di vendicarsi di loro, secondo la sua tempistica ed i suoi moventi puri e perfetti. I due passaggi del Nuovo Testamento riguardano il comportamento del cristiano, il quale non deve usurpare l’autorità di Dio. Piuttosto, dobbiamo permettergli di giudicare giustamente e riversare la Sua retribuzione divina contro i Suoi nemici, nella maniera in cui Egli lo ritiene opportuno.

A differenza nostra, Dio non si vendica per motivi impuri. La Sua vendetta ha lo scopo di punire coloro i quali lo hanno offeso e respinto. Possiamo, tuttavia, pregare che Dio Si vendichi in perfezione e santità dei suoi nemici, e vendichi coloro i quali vengono oppressi dal male. Nel Salmo 94, 1, il salmista prega che Dio vendichi i giusti, non per un senso di vendetta incontrollato, ma per una giusta retribuzione del Giudice eterno, i cui giudizi sono perfetti. Persino quando l’innocente soffre e l’empio sembra prosperare, spetta solo a Dio punire. “L’Eterno è un Dio geloso e vendicatore, l’Eterno è vendicatore e pieno di furore. L’Eterno si vendica dei suoi avversari e conserva l’ira per i suoi nemici” (Nahum 1, 2).

Nella Bibbia, sono solo due le volte in cui Dio dà agli uomini il permesso di vendicarsi in Suo nome. La prima volta, dopo che i madianiti commisero atti orribili e violenti contro gli israeliti, la coppa dell’ira di Dio contro i madianiti si riempì, ed Egli comandò a Mosè di condurre il popolo ad una guerra santa contro di loro. “Poi l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: «Vendica i figli d’Israele contro i Madianiti; poi sarai riunito al tuo popolo»” (Numeri 31, 1-2). Anche qui, Mosè non agì di sua spontanea volontà; era semplicemente uno strumento per portare a compimento il disegno perfetto di Dio, sotto la Sua guida e le Sue istruzioni. Il secondo esempio è quando i cristiani devono sottomettersi ai governatori che Dio ha posto su di noi, in quanto sono i Suoi strumenti “per punire i malfattori” (Prima Lettera di Pietro 2, 13-14). Come nel caso di Mosè, questi governatori non devono agire di propria volontà, ma devono al contrario compiere la volontà di Dio, per punire i malvagi.

È allettante cercare di appropriarsi del ruolo di Dio e punire coloro i quali crediamo che lo meritino. Ma in quanto siamo creature piene di peccato, è impossibile per noi vendicarci secondo moventi puri. Ecco perché la Legge Mosaica contiene il comandamento: “Non farai vendetta e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono l’Eterno” (Levitico 19, 18). Persino Davide, “un uomo secondo il suo cuore” (1 Samuele 13, 14), si rifiutò di vendicarsi di Saul, persino quando Davide era innocente ed aveva subito un torto. Davide si sottomise al comando di Dio di lasciar perdere la vendetta e credere in Lui: “L’Eterno faccia giustizia fra me e te e l’Eterno mi vendichi di te; ma io non stenderò la mia mano contro di te” (1 Samuele 24, 12).

In quanto cristiani, dobbiamo seguire il comandamento del Signore Gesù, “Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono” (Matteo 5, 44), lasciando la vendetta a Dio.

La scienza morale ispira il diritto penale. Vediamo l’ordinamento italiano nel codice penale.

Art. 575 (Omicidio) 
 
  Chiunque cagiona la morte di un uomo e' punito  con  la  reclusione
non inferiore ad anni ventuno. 
Anders Breivik ha ucciso 77 persone (erano giovani socialisti a congresso) ed è stato condannato in Norvegia a 21 anni di reclusione, metà dei quali ha già scontato. 

Chi ha subito il crimine può legittimamente pensare che ventuno anni siano pochini per il valore negativo del crimine. Può essere. Anzi lo è. Ma lo "stato di diritto" prevede di poter recuperare il criminale, come recita l'art. 27 della Costituzione della repubblica Italiana.

"La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato."

Raccontano che dopo essere tornato dall’Inghilterra Moussa Sangare “era cambiato”. In che senso?

Ora, cosa facciamo di Moussa Sangare, visto che non è più in vigore il Codice Rocco, che per un crimine del genere poteva prevedere anche la fucilazione?

Non serve tornare indietro, ma occorre fare ciò che non si sta facendo ancora, condividendo un’antropologia che non distingue i criminali per origine etnico-culturale, ma che lavora sulla consapevolezza delle differenza, senza semplificazioni su temi come l’integrazione e la multietnicità quasi automatica di una situazione complessa e in divenire.

ATTENZIONE! Sharon Verzeni non è morta per CASO, ma per CAUSE! Alcune sono indicate sopra, altre appartengono all’irriducibile personalità criminale di Sangare, perché la malvagità appartiene all’uomo come sua dis-graziata componente.

Ma non dobbiamo arrenderci nell’impegno di aiutare l’uomo a diventare più “umano”, come sosteneva fosse possibile Tommaso d’Aquino e ai nostri tempi, uno psicologo-filosofo come Steven Pinker (cf. Il Declino della violenza, Mondadori 2013).

Mentre pubblico questo pezzo giunge notizia della strage familiare di Paderno Dugnano dove un ragazzo di diciassette anni ha ucciso i genitori e il fratellino dodicenne.

Neanche avuta la notizia, i “sapienti” Mancuso e Crepet intervengono, quasi avessero già un coccodrillo scientifico pronto. In poche ore già pronte le diagnosi in tema.

Anche questi gesti sono segnali di crisi del pensiero critico.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>