Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Tra i personaggi della vecchia Europa Emmanuel Macron si sta distinguendo, ma non in positivo, in tempi nei quali sarebbero necessarie figure di statura ben diversa, ovvero del declino di un uomo non poco presuntuoso e abbastanza mediocre, direi quasi ridicolo, oramai poco amato dai Francesi e protetto da una legislazione costituzionale sempre tendenzialmente imperialeggiante, mediante il modello istituzionale del semi-presidenzialismo. I Francesi, fin dalle monarchie assolute del XVI secolo hanno quasi sempre preferito (per quanto possibile) gli “uomini forti” (da Luigi XIV il Re Sole, passando per Napoleone Bonaparte, Luigi Napoleone III fino al generale Charles De Gaulle, e… basta). Se ricordiamo (ai Francesi) che due millenni fa in Italia c’era Caio Giulio Cesare e in Gallia (Francia) Vercingetorige, non ci sorridono più (se mai lo fanno, talora forzosamente; mia mamma che visse a lungo a Torino come ragazza a servizio da un ufficiale in pensione della cavalleria sabauda, il Colonnello Torquato Vanzi, mi diceva che nel popolo era invalsa la frase “Piemontesi o Francesi, falsi e cortesi”), un po’ come ha fatto Macron qualche giorno fa, quando il Presidente Donald Trump ha lodato convintamente Giorgia Meloni (che, è ovvio, non paragono minimamente a Giulio Cesare, lo scrivo a scanso di accuse da parte di Elly Schlein e c., o di Giuseppi e sodali tutt’intorno). Un’altra constatazione storica che fa quantomeno “inquietare” (per non dire di peggio) i Francesi è dirgli che in realtà loro sono dei “Tedeschi occidentali”, così spiegandolo: Charlemagne, cioè Carlo Magno, re Franco era… Germanico, come gli Ottoni e i successivi imperatori del Sacro Romano Impero… Un’ultima cosa che li fa incacchiare è dir loro che sono dietro a noi industrialmente, e anche come agricoltura e vinificazione, nonché come ricchezze artistiche, dove l’Italia non teme paragoni con chicchessia. Ad esempio, se al Louvre togliamo la pittura italiana, che cosa gli resta di grandissimo in questa branca delle arti figurative? Rembrandt, Rubens e i loro Impressionisti. Per finire scherzando: loro, a Johann Sebastian Bach possono opporre più o meno Jacques Offenbach, che peraltro era alsaziano, quindi mezzo-tedesco. Vive la France, senza ironia. Basta così. Piuttosto servirebbe un sussulto collettivo del Vecchio Continente, al di là di divisioni tra le parti politiche, che sono in larga misura superate dai fatti: non solo per la presenza di Trump, ma per tutto ciò che è cambiato e che richiede altre chiavi di lettura e altre stature politiche rispetto alle attuali, capaci anche dell’opportuno cinismo realistico. Si studi la storia del XX secolo per comprendere i giorni presenti, specialmente gli anni che vanno dal 1933 al 1939 (chi la conosce sa che cosa intendo): può essere, perché no, maestra capace di impedire analoghi disastri

I grandi modelli morali della politica sono stati ampiamente elusi e delusi dalla politica contemporanea, da tutti, certamente dai dittatori e dagli autocrati, ma anche – se pure in modo diverso – dai rappresentanti eletti nelle democrazie liberali. Uno di questi è il Presidente della Repubblica Francese, storica maestra di democrazia. Intanto qui parlerò di quest’uomo, riservandomi altre modeste biografie per le prossime settimane.

Dico subito che il Macron politico nulla ha a che vedere con i grandi personaggi (nel bene e nel male) che hanno caratterizzato la storia del mondo nel XX secolo (Stalin, Hitler, Roosevelt, Churchill, Mussolini, ebbene sì, anche Mussolini, e nemmeno di un Leon Blum o di un Adenauer, di un De Gaulle e di un De Gasperi…), né (figuriamoci!) con la politica dell’Impero romano, con la fides romana, come lealtà e affidabilità morali (basti vedere come Macron si sta comportando in queste settimane in politica internazionale), né con l’imperium, che è qualcosa di etico relativo alla Patria, ed è diverso dall’imperialismo moderno, non avendo nulla a che vedere con un Publio Cornelio Scipione l’Africano, che ha sconfitto il più grande generale tattico dell’antichità, Annibale. Né con Giulio Cesare e tanto meno con Ottaviano Augusto, il più grande uomo politico di ogni tempo, come sostiene lo storico Giovanni Brizzi (di cui consiglio di leggere Imperium). Anche perché, presumo, il presidente francese non sa neppure che cosa siano, fides e imperium.

Macron, in greco antico: μακρός, traslitterato: makrós, letteralmente “largo” o “lungo”, è il cognome dell’attuale Presidente della Repubblica di Francia, grande Nazione dell’Europa, a lungo in lizza per esserne la più importante, almeno nella sua auto-percezione.

Nella realtà, la Francia lo è stata veramente solo ai tempi di Napoleone Bonaparte, mentre in altri periodi, periodi, ha subìto assai robusti competitor che la hanno spesso sopravanzata: nel XV secolo l’Inghilterra con la Guerra dei Cent’anni, nel XVI secolo la Spagna di Carlo V d’Asburgo, dal XVIII secolo fino ai primi due decenni del XX dal Regno Unito, la Germania degli Hohenzollern (ricordate Sedan 1870?) e hitleriana nel 1940/1945, gli USA e l’Unione Sovietica, e poi con De Gaulle, che chiese e pretese di sedere al tavolo dei “Grandi” vincitori della II Guerra mondiale e poi, come (non-)Grande Potenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La Francia è – oggi – anche una mini potenza nucleare, essendo in possesso di meno di una decina di bombe contro le 4/5.000 degli USA e della Russia. Pakistan, Regno Unito, India, Israele e Corea del Nord ne hanno di più. Tristissimi raffronti.

Qualche tempo in questa sede fa ho “scherzato” sul cognome del Presidente francese, associandolo a un altro aggettivo greco antico, mikròn, che significa piccolo, insignificante. Il famoso “omen-nomen” nel caso di Macron si è “rivoltato” apertamente contro di lui.

L’uomo Macron è di medio-bassa statura, “carino” come può esserlo un ometto dai tratti gentili e affabili. Sorride, è elegante, è ancora assai giovine. Ho provato a chiedere una valutazione dell’uomo Macron, cioè del suo virile fascino, a due o tre mie intelligenti amiche, un’operaia, una docente e un’avvocato. Le risposte loro, in tempi e luoghi diversi sono state più o meno di questo tenore: “Se mi piace un uomo come te, come mi può piacere uno come Macron?” Caro lettore, perdonami questo piccolo peccato di vanità maschile.

(L’Arc de Trimphe dagli Champs Eliséees)

Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron, scrive wikipedia, è un politico, banchiere e funzionario francese, presidente della repubblica francese dal 2017 (e in quanto tale coprincipe di Andorra e protocanonico d’onore della Basilica di San Giovanni in Laterano in Roma). Ha inoltre ricoperto la carica di ministro dell’economia, dell’industria e del digitale dal 2014 al 2016, nel secondo governo Valls, presidente Hollande.

L’uomo è figlio dell’ottima borghesia di Amiens, papà docente di neurologia e mamma medico. Ha un fratello radiologo e una sorella nefrologa: potrebbe mettere in piedi una clinica specializzata in famiglia.

Il giovine Emmanuel ha studiato presso il lycée de la Providence di Amiens, gestito dai gesuiti, dove ebbe come insegnante di teatro la professoressa di lettere e latino Brigitte Trogneux, coniugata con figli, con la quale egli, appena quindicenne, stabilì una relazione sentimentale che, divenuta stabile malgrado l’opposizione della famiglia di lui (in allarme per la differenza d’età di 24 anni), sarebbe successivamente sfociata nel matrimonio. I genitori, nel tentativo infruttuoso di ostacolare quel rapporto, decisero di inviarlo a studiare a Parigi, iscrivendolo al licée Henri-IV, celebre liceo della capitale, dove Macron ha completato la scuola superiore. Ha poi studiato filosofia presso l’Università Paris Ouest Nanterre La Defense, ottenendo un diplôme d’études approfondies. Una laurea, che gli ha permesso di lavorare come assistente con Paul Ricoeur.

Si è successivamente formato all’Istituto di studi politici di Parigi e alla Scuola di amministrazione nazionale, sempre a Parigi, che gli promosso l’ingresso nella banca d’affari Rothschild &Co, dove ottiene robusti introiti come negoziatore tra multinazionali (Nestlé e Pfizer). In seguito è stato componente della commissione per la liberalizzazione e la crescita di Attali.

E poi arriva la politica, attività molto ricca che sintetizzo in questo modo: consigliere del Presidente Hollande, ministro dell’economia con il premier Valls, Presidente della Repubblica nel 2017, eletto dopo una campagna elettorale provvista di un budget incomparabile rispetto agli avversari. Certamente Macron è stato gradito a politici come Merkel, Obama e… Renzi (oddio!), ma ciò non lo ha elevato in qualità.

Già da questo primo pezzetto biografico si evince che Macron è nato “in alto”, un po’ come Alberto di Monaco et similes. Macron è “nato in alto”; fa’ conto, gentile lettore: è come scalare il Monte Rosa, che è alto 4611 metri partendo dalla Capanna Osservatorio Regina Margherita a 4.566 metri, o perlomeno dalla Capanna Gnifetti che è già a 3.600 metri, già molto alta, a mille metri dalla vetta della grande montagna. Avessi dovuto concorrere per il medesimo ruolo io sarei dovuto partire dal fondovalle. Anzi, da Milano. Questa similitudine è utile per iniziare a valutare i meriti reali individuali della “persona Macron”.

Ciononostante, l’uomo è stato iscritto al Partito Socialista Francese dal 2006 al 2009. Un socialista benestante e altolocato. Ce ne sono sempre stati e io non sono un moralista che ce l’ha con i ricchi. Le ricchezze personali non mi interessano, salvo che non siano state acquisite mediante lo sfruttamento di altri esseri umani.

Nel 2017 Macron ha partecipato alle elezioni per la Presidenza della Repubblica sotto la bandiera di un movimento politico centrista da lui fondato nell’aprile 2016, La Republlique En Marche, vincendo il 7 maggio dell’anno successivo con il 66,1% dei voti.

Macron ha nuovamente vinto le elezioni del 2022 con il 58,6% dei voti al ballottaggio con Marine Le Pen. Nelle elezioni legislative del giugno 2022, il partito macroniano ha perso la maggioranza assoluta ottenuta cinque anni prima, mantenendo però la maggioranza relativa dell’Assemblea Nazionale. Il Governo, guidato dalla Prima ministra Elisabeth Borne (nota per la sua antipatia nel confronti dell’Italia) dal 2022 al 2024 e dal Primo ministro Gabriel Attal dal 2024, sono quindi diventati esecutivi di minoranza.

Caduto Attal, Macron ha pilotato la formazione di una ennesimo governo di minoranza guidato da … Bayrou. Questa è l’attuale situazione di Macron che non potrà essere rieletto per la terza volta nel 2027. Un’anatra zoppa, come si usa dire negli USA, che però vuol mostrare che comanda lui, non solo in Francia, ma anche in Europa, infastidendosi per ogni iniziativa di altri che in qualche modo lo contrasti.

Ciò sta succedendo proprio in questi giorni, mentre tenta di accreditarsi come capo dell’Europa, assieme al premier inglese Keir Starmer, presso la Presidenza USA.

Macron è una specie di social-liberale, o è solo un francese pieno di iattanza, certamente – a suo tempo – capace di definire la politica francese in Algeria un crimine contro l’umanità (facile dirlo dopo oltre mezzo secolo, che cosa costa?) Così come capace di dichiarare la morte cerebrale della NATO, ancora nel 2019. E ora come la pensa? Gli sembra intelligente cercare di discutere da solo con gli Americani, o tuttalpiù con gli Inglesi, della crisi Ucraina aggredita dalla Russia?

O è solo per fare bella figura con i suoi?

Tra mediocri che son numerosi ovunque, questo bell’ometto si distingue, ma non in positivo.

Auguro ogni bene alla Francia e ai Francesi, oltre il suo mandato.

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