Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Cirint lis olmis di Diu

Cercando le tracce di Dio

 

La storia del Castello della Madonna comincia verso il V secolo, poco prima che arrivassero i Longobardi di re Alboino, che a Forum Julii si insediarono per duecento anni.

Un’altura modesta, 618 m. sul mare, prima dedicata a San Michele Arcangelo e successivamente alla Beata Vergine.

Ci sono arrivato a piedi, partito da Udine. Oggi, ultima domenica di luglio, avevo un appuntamento con la Signora. Mi aspettava.

La lunga strada mi ha permesso di dialogare sommessamente. Avevo molte cose da dirle: l’ho aggiornata un po’ su tutto, e Lei mi ha ascoltato silenziosa, senza interrompermi mai. L’ho sentita attenta, non avevo dubbi. Ciò che le ho detto non può essere qui condiviso, vi sono cose che non si dicono neppure ai migliori amici, e io, forse, in questo momento ne ho uno solo. Le ho parlato anche di lui, e di tutte le persone che mi sono care, affinché le protegga e le guardi.

Sono tornato per il sentiero del bosco fin giù a Cividale, incontrando villaggi e silenzi. E con il trenino a Udine. Ma le mie gambe hanno percorso quasi una maratona lenta, nel caldo.

Negli intervalli del nostro discorso ho pensato ancora a chi siamo noi come umani, da quando abbiamo acquisito la consapevolezza di esserci. Lo sviluppo del pollice opponibile ci ha permesso di costruire utensili taglienti di pietra fin da due milioni e mezzo di anni fa; con il bronzo abbiamo cominciato a lavorare quasi settemila anni fa e con il ferro tremila e cinquecento.

Qualcuno ci ha chiamato “capolavoro di Dio“, mah. Sta anche scritto.

Nel primo coro dell’Antigone di Sofocle si canta: “Molte sono le cose mirabili ma nessuna è più mirabile dell’uomo (…).”, e nel salmo 8 (5-7): “Che cosa è mai l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno di Dio, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi“.

(Anche troppo).

Pascal: “L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante: Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo, un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo: ma quando l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di ciò che lo uccide, dal momento che egli sa morire, e sa il vantaggio che l’universo ha su di lui; l’universo, invece, non sa niente“.

Camminando camminando pensavo a ciò che costituisce la parte migliore: la verità, l’umiltà, la forza, la bontà, la misericordia, la mitezza, la vigilanza, la salute, la prudenza, la laboriosità.

Ma senza enfasi, sapendo che tutto è a misura d’uomo, scintilla d’infinito nella sua finitezza.

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