Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Umana bestialità

Caro lettor pomeridiano,

da un libro che poi ti citerò, traggo un brano non poco interessante…

“(…) Si dice anche chiaramente che, nel 1585, il corpo di un maiale, giustiziato per l’uccisione di un bambino a Saint-Omer, presso la locanda del Mortier d’Or, fu lasciato penzolare per uno spazio lungo  da una forca eretta in un campo adiacente alla strada maestra (Derheims, Histoire de Saint-Omer, 327). Pochi anni dopo uno spettacolo simile si presentò a Guy Pape, mentre si recava a Châlon-sur-Marne nella Champagne, a rendere omaggio al re Enrico IV. Per citare le sue stesse parole: dum ibam ad civitatem Cathalani in Campania ad regem tunc ibi existentem, vidi quendam porcum, in furcis suspensum, qui dicebatur occidisse quemdam puerum (Quaestio CCXXXiii, De Poena bruti delinquentis, Lugduni MDCX). Il 5 settembre 1379, mentre due branchi di maiali, uno di proprietà del comune, l’altro della prioria di Saint-Marcel-de-Jeussey, si trovavano a grufolare insieme nei pressi del paese, accadde che tre scrofe del branco comunale, agitate e infuriate per le strida di uno dei porcellini, si precipitarono contro Perrinot Muet, il figlio del porcaro e, prima che il padre potesse soccorrerlo, lo gettarono a terra, ferendolo così gravemente che il ragazzo morì subito dopo. Le tre scrofe, dopo il dovuto processo, furono condannate a morte e, siccome tutt’e due i branchi erano accorsi sulla scena del delitto, e con le loro strida e atteggiamenti aggressivi avevano dimostrato approvazione per quell’attacco, ed erano pronti e addirittura desiderosi di diventare participes criminis , furono arrestati come complici e condannati dal tribunale a patire la stessa pena. Ma il priore, frate Umberto di Poitiers, che non aveva nessuna voglia di rimetterci il suo branco di maiali, inviò a Filippo l’Ardito, allora duca di Borgogna, un’umile petizione, in cui lo pregava di concedere il perdono pieno a tutt’e due i branchi, fatta eccezione per le tre scrofe che erano effettivamente macchiate del delitto. Il duca porse graziosamente orecchio a questa supplica e ordinò di revocare la condanna a morte e di rimettere in libertà gli altri maiali dei due branchi. (…).

Altre storie riguardano processi e condanne a sciami di locuste, squadracce di sorci, ancora maiali che spesso si cibavano degli infanti esposti nei cortili, ma anche asini e vacche. Uno degli ultimi processi con relativa condanna avvenne nel 1797 in Francia, dove il generale rivoluzionario (!!!) Moreau condannò a morte un toro omicida ad essere seppellito vivo. Anche le pene capitali, e le relative torture per strappare confessioni (!!!)  corrispondevano a quelle comminate agli umani (impiccagione, squartamento, decapitazione, annegamento, etc,), perché talora si riteneva che le bestie potessero essere imputate delle stesse colpe penali degli uomini, in uno strano pastiche biblico-giuridico-teologico, religioso e laico. I tribunali erano ecclesiastici, ma l’esecuzione delle pene era appannaggio del “braccio secolare”, proprio come nei confronti degli esseri umani.

Nei casi più controversi, molteplici nel Medioevo, quando si abbatteva un flagello di bruchi o locuste nei campi del villaggio, si imbastivano novene e preghiere, esorcismi e scongiuri a Dio per far finire il flagello. Se tutto questo non bastava, veniva istruito il processo davanti al Vicario vescovile o al Balivo della contea, con tanto di procuratore e avvocato difensore: in questi casi, salvo che non venisse condannata a morte una locusta che fosse -in qualche modo- di rappresentanza dello sciame, gli animali venivano pregati/ condannati a portarsi su territori diversi, praticamente nei campi dei villaggi vicini, perché si temeva che fossero, non tanto una presenza demoniaca, quanto una punizione divina per i peccati degli uomini.

E via dicendo. Il libro da cui traggo il testo è Animali al rogo. Storie di processi e condanne contro gli animali dal Medioevo all’Ottocento, di Edward Payson Evans (ed. Res Gestae, Milano 2012).

Mi chiedo se l’onorevole Michela Vittoria Brambilla e animalisti vari conoscano questo libro, che comunque consiglio loro.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>