Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Umana miseria

Ed ora qui, caro lettor gentile,

è tempo d’invettiva nova,/ sì come ch’io allibii furente/ in sul mattino che veniva!

Alzatomi come d’uso al far dell’alba/, vedo telegiornali a profusione/: notizie di disastri e di mattane/, di politici a caccia di sottane/, di giornalisti in salsa di letame./

Tre cose o quattro voglio ricordare:/ ciascuna per ognuna delle “sette”,/ che oscenamente stanno in sul balcone/ della res publica o del suo falso nome./

Parto dal PdL che si spacca,/ tra uccelli diversi, falchi e colombine,/ che sembrano più stracci volanti/ o maschere oscene da buttare./ Tra Silvio e Formigon che altro appare?/

Ma anche il PD difende bene/ la sua diversità che a tutti è nota/, così come appare chiara e vuota/, di peti e varie scorreggine./ Altro non v’è dei segretari/ aspiranti al nulla cosmico/ o al deliquio della noia ch’è mortale./

Poi noto Scelta Civica, ahh sbadiglio/ di noia o Monti o Mauro e ancor sbadiglio/ finché vedo, e mi rincuoro, il buon Casini/ che lava e struscia bene i suoi calzini:/ perc’altro un ha da far l’eterno bambo./

Da ultimo il ridicolo il risibile/ sì Vendola SELavuol questa jattura/ per sua moralità un po’ sbriciolata./ Oh mio bambin, oh, falso poeta/ ritirati in buon ordine e zittisci/ ché altrimenti ti rimbocco le coperte./

Dei beotinnovatori nulla dico/ che siano pur pentastellati/, nulla mi vien, l’ispirazion s’è persa/ come in una notte annuvolata./

 

E ora diciamo insiem tre Pater Ave e Gloria, chiedendo perdono seriamente, ma non per quello che ho scritto qui di sopra, ma per quello che ho taciuto o mormorato.

 

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