Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Gorizia novembrina

Giungo alla piccola piazza di San Rocco e un valletto uscito dalla corte di Giuseppe II m’accoglie: sa chi sono, come mi chiamo, perché solo lì… una signora mi accompagna al banco degli ospiti nella linda chiesetta del borgo dedicata al Santo.

In viaggio l’Isonzo era verdissimo, e la cerchia dei monti nitidissima, lontana e alta Sveta Gora.

La messa è liturgia di popolo, come alle origini, sembra d’essere in una domus familiae dei primordi cristiani.

Giova all’atmosfera anche la Lettera seconda ai Tessalonicesi, dove Paolo raccomanda di lavorare per non pesare sui fratelli, oppure di nemmeno mangiare. Anche l’Apocalisse di Luca (21) è utile a ricordare l’estote parati dei tempi ultimi, ché non sappiamo quando giunge il giorno e l’ora.

Don Ruggero è il presbitero che celebra la Messa del ringraziamento, frutti e doni della terra sono sull’altare. Bambini tutt’intorno. Il rito è vero, dove non c’è il compiacimento clericale.

Messa cantata furlana, con il Kyrie, il Gloria, il Sanctus e l’Agnus Dei. Il Credo è recitato da tutti, così come il Pater Noster, mano nella mano. Ve dûl di no Signor, ve dûl di no, abbi pietà di noi Signore…

Son lì per dire delle cose del premiato cittadino illustre.

Il valletto mi chiama all’ambone, dieci minuti e poi le mani che applaudono, le foto, i brevi discorsi di circostanza (molto di), la pergamena del riconoscimento.

Non amo le celebrazioni, dice il festeggiato, perché mi sanno di commiato e quasi di epigrafe finale…”.

Saluti, un invito del parroco per incontri futuri, il sole è alto ormai nel cielo del confine.

Post correlati

0 Comments

Leave a Reply

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>