Il pressapochismo
…è una brutta bestia, caro lettore! Infatti ha per genitori la pigrizia e la mancanza di rispetto di sé e di attenzione verso gli altri. Il pressapochismo.
Il suo reciproco è la pedanteria, che ha caratteristiche improntate alla noia e all’inutilità. Se posso, rifuggo da ambedue questi ambienti esistenziali ed espressivi.
Se ci guardiamo in giro e ascoltiamo il mondo troviamo, senza faticar molto, molto pressapochismo: nei detti del senso comune, al bar, in televisione specialmente nei talk show, condotti generalmente da mestieranti o da ipocriti divulgatori (con qualche rara eccezione), nei posti di lavoro pubblici e privati e, perfino, duole dirlo, nell’accademia. E qui esemplifico: leggevo stamani sul Messaggero Veneto un articolo del professor Leopoldo Coen, insigne costituzionalista, nel quale egli deprecava il ritardo culturale dell’amministrazione italiana circa il riconoscimento dei “matrimoni gay”. Fra me e me ho detto, c. anche un giurista casca (o vuol cascare) nel nonsense terminologico del sintagma “matrimoni gay”. C.cchio, non me l’aspettavo. Proseguo nella lettura e l’autore rinforza il concetto, dicendo che in Italia non si riconoscono i “matrimoni gay”, perché mancanti del presupposto della compresenza della diversità di genere (maschio e femmina), o (suggerisce) del pregiudizio? Presupposto o pregiudizio?
Semplice professor Coen, se parliamo di “matrimoni” mancano proprio i presupposti significanti, manca l’ufficio della madre, il mater munus, che non può esserci se due sono dello stesso sesso.
Se invece cambiamo parola, e parliamo di “unioni”, in assenza di un riconoscimento di pari diritti civili rispetto ai “matrimoni”, allora si tratta di un pregiudizio.
Vede caro Coen, basta intendersi sulle accezioni etimologiche (nel nostro caso vecchie di circa venticinque secoli), per trovare un accordo. O no?
Se no siamo pressapochisti, per convinzione ideologica nel migliore dei casi, per leggerezza nel peggiore.
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