Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il tempo giusto

viandantiNella vita le cose cambiano, sia per volontà individuali, il cui libero arbitrio è in questione sotto il profilo neuro-scientifico e filosofico,  sia per la serie di innumerabili concause che generano i destini soggettivi.

Accettare questo dato di fatto è importante, ed è un sapere che si può apprendere accogliendo il cambiamento come un’occasione interessante, anche se a volte può sembrare incomprensibile, o addirittura crudele. Parliamo di affetti, di lavoro, di dove si abita, di amicizia… La tentazione, quando si è sconcertati dal cambiamento, è di invocare una specie di etica: “Ma non è giusto che… perché a me… che non ho fatto nulla di male?”

In realtà, le cose cambiano e le cause molto raramente sono essenzialmente ascrivibili a noi stessi, noi che ci affezioniamo perdutamente allo status quo. Pensiamo ai dipendenti pubblici italiani, in generale: senza che ciò che segue risulti in alcun modo denigratorio, probabilmente non gli capita mai di pensare che un certo lunedì potrebbe non esserci più il posto di lavoro, mentre i dipendenti dei settori privati sanno che quell’eventualità è nell’ordine fisiologico delle cose.

In Italia i due macro-mercati del lavoro, quello pubblico e quello privato, hanno originato due antropologie, ancora di più che due branche del diritto del lavoro.

E’ difficile, perché è molto umano, accettare di abbandonare certe “consolanti abitudini”, è più facile coltivare una dipendenza, oppure un qualcosa che altri governano, piuttosto che essere precipitati nella precarietà di un’ipotesi esistenziale che non si conosce.

Cambiamento non è mai sinonimo di fallimento, ma luogo del mondo e dello spirito, dove si può ritrovare un nuovo e diverso sé, inopinato, latente, fino ad allora quasi sconosciuto, ma comunque innestato sulle radici del già-vissuto, delle esperienze di ogni genere che si son fatte.

Nella meccanica della vita esiste un solo brevissimo momento di statica, quello dell’incontro dei gameti che si fondono, perché poi tutto evolve nello sviluppo e nella crescita. Tutto ciò che segue è dinamico, cinematico, interessante sempre, come un film non ancora visto e neppure conosciuto nel titolo.

Non c’è sconfitta nel cambiamento, ma solo (e non è poco) una correzione del senso, cioè della direzione che stiamo prendendo.

Il senso è più importante del significato delle singole cose, perché è la direzione, nella quale vi sono almeno tre componenti: a) l’inerzia del vissuto e dell’umanità psico-fisica che mi costituisce, b) l’ambiente nel quale mi trovo con tutto ciò che è “terzo” rispetto a  me stesso e, c) la mia intelligente volontà, o intelligenza volenterosa, che mi spinge verso il futuro costruendo.

Siamo tutti viatores, viandanti, e obbligatoriamente. Le fermate sono solo di servizio, per riposarci con un ristoro, perché poi bisogna ripartire. Siamo “condannati a essere liberi” (J.-P. Sartre) e “liberi di dover andare” (L. Zannier).

“Tutto quello che abbiamo visto, capito, amato, tutto quello che ci ha dato gioia o dolore, tutto tutto…, rimarranno incisi per sempre dentro di noi, comunque” (pezzo non mio, non ricordo di chi sia, ma bello).

Anche la malinconia è dolce nell’andare.

 

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