Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La colomba e l’aquila

in stato di viaIeri son stato ospite relatore a un evento di ricordo: la morte prematura di Susanna come presenza comunicante, ergo vivente, e ho pensato…

Due viventi solcano il cielo non lasciando tracce del loro volo. Anche i viventi dell’acqua fendono il loro elemento, che si richiude al loro passaggio, ed poi è come se non fossero mai transitati di lì. Uccelli volatori, pesci e mammiferi acquatici si muovono eleganti e vanno, e tornano, vivendo. Ricordo gli stridii delle rondini attorno al campanile a maggio, quand’ero ragazzino e si sentivano gli odori dei tigli, e delle bambine che stavano crescendo.

Le piante conservano la loro “coscienza” (per modo di dire) anche quando “dormono”, mentre noi umani, se dormiamo o se siamo sotto anestesia, perdiamo la consapevolezza del nostro essere nel mondo e del mondo stesso. A volte la nostra coscienza è ottenebrata anche da svegli, quando le passioni o la presunzione prevalgono sulla retta ragione. Modificazioni genetiche avvengono lentamente e per incidenti congelati (Boncinelli), improvvisi.

Noi animali umani camminiamo, e sentiamo la pesantezza, il pondus del nostro apparato osteo-muscolare che ci fa deambulare. Sentiamo dolori articolari, facciamo fatica a spostarci, ci mettiamo tempo a capire, e a volte capiamo molto poco, a volte non ci trattiamo bene.

Siamo leoni che segnano il territorio, maschi e femmine in modo diverso, e poi dobbiamo rassegnarci a cedere terreno, col tempo. Perché rassegnarci? Cosa vuol dire? Ah, forse con tristezza lasciare spazio ad altri? Ma perché? Perché con tristezza e non con gioia?

Transit omnia mundi. Chi pensa di doversi “rassegnare” non conosce il significato di questo verbo. Rassegnar-si non è altro che un ri-segnare la propria vita, un ri-di-segnarla, un adattarla al cambiamento, senza cedimento. Il tempo che viviamo, gli istanti che ci vengono incontro dal futuro ci in-segnano a ri-segnarci un de-stino.

La colomba e l’aquila sono due simboli estremi: come volatori rappresentano la mitezza e la nobile solitudine delle altezze. La colomba è lo spirito che viene, l’aquila è il pensiero alto, l’occhio acutissimo che penetra lo spazio lontano. Bianca la colomba, bruna l’aquila delle nostre montagne, guardiamole mentre si muovono senza lasciare tracce nell’aria.

Imitiamole, passando per il mondo, senza lasciare ingombri, leggeri come lo spirito che siamo.

 

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