Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il Presidente

il PresidenteCaro paziente lettore,

conosco abbastanza bene la biografia di Giorgio Napolitano, e la sua carriera politica, lunga, coerente, solida. Non serve che io qui mi trattenga sui dati, già ben noti ai più. Ne parlo esprimendo una mia opinione personale sviluppatasi nel tempo.

Quando c’era il PCI Napolitano non mi era molto simpatico, perché lo trovavo algido e distaccato; allora preferivo ascoltare e leggere personaggi come Ingrao, anche memore delle varie posizioni comuniste italiane al tempo dei fatti Ungheria del ’56. In quella occasione Napolitano si era pronunziato per la legittimità dell’intervento sovietico, e invece Ingrao l’aveva criticato. Quest’uomo, ininterrottamente in politica ad alto livello da più di sessant’anni, si è trovato a fare il parlamentare italiano ed europeo, il presidente della Camera dei deputati e, negli ultimi nove anni di note vicende, il Presidente della Repubblica. Se ne è andato ieri da Quirinale, con la moglie che sembrava precederlo con qualche impazienza, e compirà novant’anni tra qualche mese. Ha avuto dei meriti come Presidente in un periodo difficilissimo (dal quale, come un buon patriota, non ha disertato), che la storia si occuperà di riconoscere.

Oggi si leggono commenti, i più vari. Trascuro quelli di apprezzamento e lode, e mi soffermo su quelli critici, che non condivido. Sbrigo in due battute la pochezza analitica grillina, evoluzionisticamente paleolitica, e commento ciò che dice o scrive il centro-destra. Le critiche sono ingenerose per queste ragioni: Napolitano ha “battezzato” cinque governi: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. I primi due su base elettorale, il terzo, il quarto e il quinto di iniziativa costituzionale presidenziale. Vorrei ricordare agli scribi di destra che il Presidente, anche se non ha “graziato” Berlusconi, in almeno tre occasioni lo ha aiutato, e non poco:

2010: il facilmente-dimenticabile-Fini si stacca dal centro-destra al Governo, mettendolo a repentaglio, e Napolitano contribuisce a creare una situazione temporale che permette al Silvio di recuperare voti sparsi per approvare la legge di stabilità.

2011: i mercati e lo spread tartassano l’Italia, i leader europei non si fidano del Governo italiano, il Presidente non scioglie le Camere e incarica il facilmente-dimenticabile-Monti di formare un Governo tecnico con il sostegno delle forze politiche principali, compreso l’allora Partito delle Libertà; Berlusconi, anche se non per molto, resta nella “maggioranza”.

2013/2014: elezioni politiche senza vincitori; fallimento dell’ingenuo tentativo di Bersani, affidamento dell’incarico al brav’uomo, ma un po’ insipido, Letta, che dura men che un anno, e arrivo del ciclone un po’ arrogante, Renzi. Patto del Nazareno, con la benedizione di Napolitano che, anche nel suo indirizzo di commiato, si raccomanda di tenere ampio e unitario il fronte politico per le riforme istituzionali.

Berlusconi sa tutto questo, ma i suoi giornali scrivono altro, evidentemente per il popolo lettore.

E adesso? Speriamo che si svolti anche per il Quirinale, non incastrandosi su veti incrociati e inutilmente sofisticati giochini, che sarebbero insopportabili per la realtà delle cose.

Se è vero che molte italiane  e italiani potrebbero fare bene il Presidente della Repubblica, cosa che credo anch’io, si faccia presto, e su le maniche della camicia!

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