Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’ideologia tecnicamente ignorante

ragion praticaCaro lettor cogitabondo,

leggo che l’esimio, emerito e mediaticamente omnipresente professore Stefano Rodotà (il cui nome e cognome trisillabico accentatamente piano/tronco, nell’esser detto, fammi addormentare da quando lo conosco: ta-ta-ta ta-ta-tà), intervenendo, more suo solito, sul tema pensioni, afferma: i diritti acquisiti vengono prima dei conti pubblici e del bilancio dello Stato, e bum. Naturalmente si parla della decisione del Governo di rispondere, quantitativamente solo in parte, al decreto Consultale sulle misure prese dal governo Monti/Fornero in tema di pensioni nel remoto 2012, decreto che ordinerebbe di riportare in pristino gli emolumenti dei pensionati al di sopra di tre volte la “minima”, bloccati per un biennio, per ragioni di bilancio dell’INPS e quindi dello Stato, in quei mesi terribili, resi ancora peggiori dalle lacrime della ministra sopra citata.

Se non fosse intervenuto sul tema e in quel modo avrei pensato che Rodotà comincia a perdere colpi e occasioni per farci la sua lezioncina sui diritti, tanto cara agli altri tre o quattro pavoni del politicamente corretto italiano, con i quali spesso manifesta, tra il contrito e il corrucciato, del tipo (come dicono i giovani) Zagrebelsko, don Ciotti, Travagli(at)o (da oscuri patemi) e poi Fazio(/so) con il c. degli altri, Saviano et universa pecora. Poi ve ne son altri, che qui non cito, al fine di provocar corruccio nel paziente lettore, o, più facilmente, sonno fuori orario.

A far da controcanto al prode anziano professore ecco pure la Camusso, anche lei prode (di quel della Uil non cale parlar). Una domanda rag. Camusso: se lei dice che i due miliardi stanziati dal Governo per dare una risposta al decreto consultizio sono solo una prima azione di ripristino di “diritti acquisiti”, forse allora lei preferirebbe che i sedici miliardi mancanti andassero a chi ha pensioni da 2.800/3.000 euro netti e più, invece che alle famiglie povere, magari con qualche meccanismo di salario sociale? Siamo a questo punto del corporativismo sindacale dei già tutelati? Su via!

Mi meraviglio (perché non mi rassegno all’ideologia tecnicamente ignorante)  ogni volta che gli insigni di cui sopra danno una stura di tromba a queste noiose tiritere sui diritti (acquisiti). Possibile che costoro (soprattutto il profesùr) non conoscano la dottrina etica classica del bene maggiore che prevale sul bene minore? Mi spiego: si può dire che la salvaguardia dei conti dello stato, in situazioni di particolare gravità economica e sociale, hanno un’importanza valoriale (assiologica) e morale maggiore degli aggiornamenti al costo della vita delle pensioni non minime, cioè dei redditi di persone che comunque possono vivere dignitosamente? O no? Oppure il diritto dei singoli, spesso bardato di ingiustizie normative, come in tanti casi della giungla pensionistica italiana, sono intangibili? Perché, caro professore Rodotà e segretaria pro tempore (graziaddio)? Forse che i diritti di alti funzionari, generali, dirigenti centrali, politici in vitalizio permanente effettivo, boiardi vari del pubblico e anche del privato sono da considerare prevalenti sulle esigenze generali di uno Stato, anche se queste situazioni sono state generate da malgoverno e pressapochismo gestionale, peraltro spesso opera degli stessi che hanno creato le sperequazioni iniquitarie del sistema pensionistico?

Mi dicano, cari professore e segretaria, si può parlare di una ideologia tecnicamente “ignorante”, in questi casi?

Buon ripasso dell’Etica Nicomachea (libro V), e della Critica della Ragion Pratica, o, forse, buono studio!

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