s-confini danubiani
Caro lettore,
qualche giorno passato tra slavitudine e ungarità, e le cronache dell’esodo, fanno pensare.
Mondi che si sgretolano e popoli migranti, come sempre, come ovunque, nella vita e nella storia del pianeta.
Il Centro dell’Europa diventa luogo di transito per migliaia di profughi e di cercatori di vita nuova. Appena oltre Vienna sulla via di Bratislava passo vicino al villaggio dove una settimana fa hanno trovato settantuno morti asfissiati nel camion fermo e abbandonato. Mi chiedo come sia possibile, ancora incredulo -alla mia età esperta- che possa accadere tanto.
Leggo di efferatezze inenarrabili e morti nel Vicino oriente e a sud della Sicilia, storie arcaiche eppure attualissime. Qui, tra lo sfondo dei Piccoli Tatra e la pianura pannonica irrorata dal Danubio, ferve una vita di intense trasformazioni. La modernità occidentale ha preso la piccola nazione slava che ha voluto affrancarsi da Praga, e guarda con attenzione a Vienna, vicinissima, a Budapest e a Varsavia.
La cultura locale è ancora intrisa di “socialismo reale”, di una sorta di antropologia connotata da scetticismo e attendismo. Le pratiche religiose sono in declino, e della religiosità popolare, quella vera, costitutiva, (cf. Buber) non ho notizie.
Il clima settembrino si manifesta con le prime piogge e colori che tendono sempre più ad assumere i toni dell’ocra e del giallo. Campagne punteggiate da paesi e piccole cittadine, strade ancora in parte sconnesse, retaggio di un’antropologia che ha prodotto una politica sbagliata, e autostrade nuovissime. Contrasti.
A Bratislava, proprio a due passi dal Danubio, veramente azzurro-verde l’altro pomeriggio, edifici nuovissimi che “sembra Londra”, ristorantini uno-dietro-l’altro, e gente di corsa e a passeggio. Nell’Europa continentale e orientale le persone mangiano a tutte le ore, piatti di carne guarniti con verdure e patate. Noi andiamo da un head hunter internazionale a vedere un candidato all’assunzione verso le 17 e trenta, e vediamo piatti immensi serviti… è la cena? è un pranzo ritardatissimo? E intanto il Danubio scorre via, come canta Goran Kuzminac, in attesa della sera slovacca.
Post correlati
0 Comments