Al di là del Danubio
…e al di qua: roseti freschi sulle tombe dei padri agostiniani di di St. Florian. La mattina vede la nebbia calare sulla collina sovrastata dall’Abbazia, prima che il sole la vinca.
La grande facciata si appoggia ai possenti campanili della basilica, e si staglia nella campagna da grande distanza. I corridoi immensi e lucidi dicono di passi secolari e di persone che lì hanno vissuto, pregato, studiato, ascoltato. I ritratti degli antichi padri e abati sorvegliano severi chi arriva e chi guarda cercando di leggere le didascalie gotiche delle loro vicende.
Lì dormiamo due notti, avendo la ventura di ascoltare la grande Messa numero tre di Anton Bruckner, che fu Kapellmeister ed è ivi sepolto sotto una semplice pietra grigia nella basilica.
Siamo passati per Steyr, all’incrocio smeraldino del fiume omonimo con l’Enns, immissario di destra del grande Danubio, il cui alveo è qualche chilometro più a nord, in attesa di altri affluenti e terre. Barocco risplendente di luci e scorci di mirabile armonia, organi possenti, come quello di Spital o St. Florian.
Český Krumlov è Boemia, sulla via di Praga, sovrastata dal massiccio castello dei principi, medioevo pieno di colori e acque, e profondi giardini dove i figli del sovrano locale rincorrevano le servette fin dietro le querce e i faggi secolari: la Moldava circonda l’antico centro per poi dipanarsi meandrosa verso la capitale e verso il suo destino nel Mare del Nord.
Göttweig sta severa sull’alto di un colle dominante la valle del grande fiume d’Europa, e infine Mariazell, dove frotte di giovani e men giovani pellegrini omaggiano la gran Madre degli uomini.
E’ stato un viaggio anche nel tempo e nella nostra memoria, come tant’anni fa, oltre trenta, quando si andava per terre e per temi, le “cattedrali di Francia”, la “Mittel-Europa” ancora comunista, il “Medioevo toscano e umbro”… e, ora come allora, discorsi infiniti nel lungo trascorrere dei chilometri, tra fresche abetaie e minuscoli villaggi alpestri, tra corsi d’acqua e scenari pastorali di vacche placidamente intente a brucare infinite distese di verde.
Come allora, come se il tempo fosse proprio quello che è, sotto un certo profilo, nulla.
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