Thanks to the Storm…
… così saluta Mrs. Patricia Lee Smith, mentre concede il bis di Perfect e gocce di pioggia cominciano a scendere sempre più fitte su Grado.
E ai giovani presenti urla sorridendo: “Be happy, be free, now is the time to be…”
64 anni vissuti e una intensità totale. La figlia Jesse è il legame con Frederick, suo marito morto cui dedica la ballata omonima.
Mother Rose è per sua madre e per tutte le madri del mondo.
Attorno a lei danzano suonando l’angelo grigio chitarra-Lenny Kaye, il solido bassista Tony Shanahan, drummer-Jay Dee Daugherthy, e il giovane acustica-Mike Campbell. Band di acustiche elettrificate.
Patti Smith ha il gesto primordiale dell’espressione comunicativa, le mani volano parlando e accompagnando la voce.
Americana, ha accolto il dolore nell’ottimismo della sua bandiera, e lo canta.
Because the night, Redondo, People have the power e Gloria sono veridici anche nelle loro impuntature demagogiche. Potremmo anche convenire con lei che “il popolo ha la forza”, e che Gesù (Gloria) non è morto per i suoi (di Patti) peccati. Ma solo in una canzone.
Viene dal contesto statunitense dei ’70, dalla Chicago, Detroit, New Jork della new wave (Warhol, Reed, Dylan…), ma forse più di questi si è contaminata di altri stili: del rock nulla le è alieno, frequentando la ballata e i riff dell’hard, così come il punk e il folk.
La chiamano “sacerdotessa del rock”, la qualificano come poetessa maudit, sulle tracce dell’amato Rimbaud. Di maledetto non so che cosa ci sia.
Sensation
Par les soirs bleus d’été, j’irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l’herbe menue:
Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes peds.
Je laisserai le vente baigner ma tête nue.
…mentre il cielo si scatena, e in fondo alla diga sembra osservi la sua potenza Caspar Friedrich.
Post correlati
0 Comments