il monopolio della forza e la responsabilità
si è riaperto il caso “Cucchi”. Giustamente. Il Procuratore della Repubblica ha ritenuto che giustizia non fosse stata fatta sulla tragica morte del ragazzo romano, e quindi andasse riaperta l’inchiesta per accertare le responsabilità di quella morte. Negli anni scorsi, fin dal 2009, è stato un evento molto mediatizzato nel quale la sorella del ragazzo, a un certo punto, aveva raggiunto livelli di fama televisiva quasi da star, causandomi un certo fastidio; su questo sito avevo addirittura scritto di un nuovo mestiere, quello di “sorella di Stefano”, sempre con il massimo di pietas per il povero ragazzo. Ma qui è più importante la storia del dramma umano.
La nuova inchiesta sta inchiodando come imputati un gruppo di carabinieri, che l’hanno avuto in consegna nelle primo ore dopo l’arresto e, risulterebbe, siano gli autori del bestiale e mortale pestaggio. Dopo quei tragici fatti, nel precedente processo sono stati imputati guardie carcerarie e medici dell’ospedale “Pertini” di Roma, che sono stati prosciolti, ma tutto si sta riaprendo.
Circa il coinvolgimento dei carabinieri leggiamo sul web la dichiarazione del Comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette: “E’ una vicenda estremamente grave. Grave il fatto che alcuni Carabinieri abbiano potuto perdere il controllo e picchiare una persona arrestata secondo legge per aver commesso un reato, che non l’abbiano poi riferito, che alcuni altri abbiano potuto sapere e non lo abbiano segnalato a chi doveva fare e risulta aver fatto le dovute verifiche, se tutto questo sarà accertato. Grave il fatto che queste cose possano emergere soltanto a partire da oltre sei anni dopo, nonostante un processo penale celebrato in tutti i suoi gradi“.
E del senatore PD Luigi Manconi: “Quando un cittadino è nella custodia dello Stato, il suo corpo diventa il bene più prezioso, qualunque sia il suo curriculum criminale. La legittimazione morale dell’azione dello Stato sta nella garanzia della sua incolumità. Stefano Cucchi, mentre era agli arresti, è stato oggetto di un pestaggio, e poi non è stato assistito adeguatamente, come ha stabilito la sentenza di primo grado, quindi lo Stato ha fallito nel suo compito principale“.
Il monopolio della forza, la tutela del cittadino arrestato e la responsabilità della sua incolumità sono in capo alle forze dell’ordine, che esercitano legittimamente la forza, in base all’ordinamento dello Stato. In ogni caso questo esercizio legittimo ed esclusivo prevede che chi lo esercita non lo viva e non lo pratichi come un privilegio e un titolo per marcare una sorta di differenza o addirittura una sorta di superiorità ontologica sul piano antropologico, morale e giuridico sugli altri, ma come un surplus di responsabilità verso un cittadino, sia pure questi autore di reati o di crimini.
La responsabilità è un principio morale da cui non si può prescindere, è un “rispondere” costitutivo dell’identità stessa delle forze dell’ordine, una garanzia per tutti e per ognuno che, in ogni caso, nessun cittadino sarà sottoposto all’arbitrio di azioni non dettate dal diritto e da una morale generale che abbia a cuore, sempre, la cura dell’incolumità psico-fisica dell’uomo, anche in stato di fermo o di detenzione. E ciò vale ancora di più in assenza di una adeguata legislazione sul divieto di ogni tipo di tortura, qui in Italia.
Mi dispiace che in questi fatti sia coinvolta l’Arma dei Carabinieri, che gode, fin dalla sua fondazione, dell’amplissima e meritata stima e fiducia degli Italiani. Mi auguro che questo tristissimo caso serva per riflettere, sanzionare, e bonificare dove necessario.
Post correlati
0 Comments