Un canto libero
Sono abbastanza duro, ma ho pianto.
Ogni tanto anche la televisione dà valore, come l’altra sera quando a Sanremo è stato ospitato Ezio Bosso, pianista.
La verità è messaggio insuperabile, la persona vera è messaggio, che non solo “buca il video”, ma confonde e dilania l’anima stessa, cercandone le profondità più recondite.
Le parole di Bosso non sono termini lessicali, ma una scavazione nella carne, un penetrare oltre, uno scoprire il sangue che scorre e neuroni che sconvolgono la mente e ribaltano la coscienza e le opinioni.
Distruggono banalità e stereotipi. In un colpo Bosso ha fatto quello che mille libri di successo e mille corsi universitari di etica e di antropologia non possono ottenere.
Per lui la musica si fa -solo insieme- come la vita, perché nati non fummo per viver come bruti/ ma per seguir virtute e canoscenza, anche quando il corpo urla il suo dolore, il suo limite.
Following a little bird. Accordi e melodia non difficili, ma come se uscissero da una stanza lontana dalle nostre menti un poco avariate nella frettolosità e nel deliquio del “fare”. Ascoltare e aspettare, dice Bosso. Non aggredire la vita. Non rispondere all’aggressione del dolore con la rabbia, ah termine abusato dai media”
Non dare per scontate le cose belle. C.zzo! Non sono scontate, ma sono un dono, un miracolo, come mirum, cosa meravigliosa.
Ché la musica viene da sola, come anche crede Sir Antonio Pappano.
(dal web) “La sclerosi laterale amiotrofica è una rara malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, cellule cerebrali responsabili del controllo dei movimenti, e che porta alla progressiva paralisi della muscolatura volontaria. Oltre alla progressiva perdita di forza agli arti e della muscolatura della fonazione, deglutizione e respirazione, in alcuni casi può coinvolgere le funzioni cognitive fino alla demenza frontotemporale.”
Mi è difficile parlarne, ché le parole non sono adatte a combinarsi con la verità del sentimento, in questo caso restano un medium, se pure polisemico: in questo caso è diverso, la parola che posso usare per dire il sentire non è infinitamente espressiva, resta povera, anche se usassi tutte le metafore e tutti i sinonimi, paronimi, eteronimi, e altri segni del mondo.
Quello che resta è l’immagine benedicente dell’uomo malato nel corpo ma sanissimo nell’anima, Ezio.
Abbiamo bisogno di te , Ezio, molto più di quanto tu necessiti di noi.
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