Il valore della vita
Caro lettore della dies dominica,
ogni giorno notizie ferali, dalla tv e dal web, in un ossessivo incalzare, anzi coazione a ripetere. Guerre asimmetriche, droni micidiali, condanne a morte eseguite, pazzoidi che sparano sulla folla, giovanotti che straziano madre e sorella per denaro, civilissimi paesani che ammazzano una parente per soldi o un’insegnante per non dare spiegazioni sull’uso… ancora di euri, madri che soffocano bimbi appena nati perché depresse. Uno stillicidio senza fine. Certo, ognuno di questi fatti ha ragioni e moventi diversi, a volte crudelmente ponderati, a volte nascosti nei misteriosi meandri della mente, da cui vengono ordinati, in qualche modo.
Il diritto penale distingue nella colpa e nella pena l’omicidio colposo da quello d’impeto e da quello volontario, e questo da quello premeditato, e ancora da quell’altro per motivi abbietti o con l’aggravante della crudeltà o della parentela. Ricordo lo sconto di pena per l’imbecille caporal maggiore Parolisi (un grado più del cane, diceva mio padre) che non avrebbe infierito con crudeltà sulla moglie Melania Rea, perché le coltellate inferte sulla povera donna non erano state poi tante, solo poche.
Sembra che per molti umani, così come in ogni tempo, ma oggi con il di più dell’enfasi mediatica, il valore della vita umana sia intorno allo zero. In generale, perché se qualcuno attentasse alla vita del sultano di Brunei, le conseguenze sarebbero diverse da quelle dell’uccisione di un bimbo del Centrafrica.
La vita umana vale, dunque, in funzione dell’importanza del soggetto, non in assoluto.
Il suo valore è stato variamente considerato nei tempi della storia. Si può dire che solo con il cristianesimo ha assunto un certo significato, ma non senza contraddizioni. Infatti la schiavitù è continuata, e con essa, il potere di vita e di morte del padrone sullo schiavo. Ma siamo ancora da capo se il papa deve invocare dalla sua finestra una moratoria delle esecuzioni per l’anno della Misericordia, Almeno tra i cattolici: chissà chi lo ascolterà.
La vita ha un valore, ma non è chiaro e condiviso. Eppure ogni essere umano è unico e lo è irriducibilmente, almeno nella forma vivente che conosciamo sulla terra. Umberto Eco è morto e Ida Magli anche, due intellettuali noti, insieme con migliaia di altri il cui nome non conosceremo mai. Valgono tutti uguale, perché uguale è la struttura di persone di Eco e quella del signor YX di Arona, mancato ieri. Eco e il signor YX possedevano una fisicità, uno psichismo e una spiritualità umane, mentre Eco e il signor YX possedevano nel contempo una genetica, avevano vissuto un ambiente e ricevuto un’educazione diversa. Eguali in dignità e diversi come persone.
Di Eco si parla, mentre del signor YX no. E’ sempre stato così, perché la fama amplifica, a volte i meriti, a volte la capacità di comunicazione, e oggi ancora di più nella società mediatica.
Non so se nell’universo esistano altre intelligenze in qualche modo riflesse, autoconsapevoli, né se il Tutto è in armonia, ma so che ogni cosa vale. Tutto vale, a partire dal pane che mangiamo e dal vino che beviamo, nutrimento dei corpi e della mente, convivialità della condizione umana.
Quello che vedo e che sento ha valore, come quello che vede sente un bimbo siriano di Aleppo che gioca a pallone tra le rovine. Io e lui siamo fratelli, anche se molti nostri simili non vogliono, ma perderanno perché la vita vince sempre, dai tempi in cui le prime molecole di carbonio si composero sul nostro pianeta. Buona notte e buona fortuna
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