Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

L’elogio della lentezza

Caro mio visitator gentile, ti scrivo soddisfatto di avere visto il mondo immenso da una cima, dal Monte Cuar, quinta solitaria, avamposto prealpino che dà sulla pianura e sul grande alveo del Tagliamento, lasciando intravedere il lontano luccichio del mare, perfin oggi, giornata settembrina infreddolita e silente. Visto il mondo e ciò che è tanto più grande e prima di noi: la montagna, gli scoscesi declivi, le acque lontane del torrente-fiume, il lago cristallino, occhio turchese dei tempi glaciali,…

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nottetempo

Nottetempo a volte si dorme e a volte no. Capita. Anche di alzarsi verso le 2,30, nell’ora del sonno più profondo, di doversi vestire in fretta, prendere l’auto e andare nella città per le grandi strade alberate deserte. Solo di tanto in tanto incrociando qualche nottambulo come te, che scheggia la notte con i fari alti, dimentico di tutto. Nottetempo è il silenzio che vibra, mentre l’auto rotola con rumore di fondo, e tu pensi a qualcosa, non sai neppur…

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la “gabbia umana”

Siamo intellettualmente combattuti tra due estremi: quello spiritualista, che sembra dare per scontata una realtà extra-terrena, e quello materialista, che la nega recisamente. Francesco Guccini rimprovera questi secondi con gli aspri versi di Cyrano “(…) tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali“. Cercando di non entrare in ambiti di carattere teologale o fideistico, e restando in una epistemologia filosofica, si può dire che non è scontata né la prima né la seconda posizione. Nei secoli, come sappiamo dalla storia del pensiero…

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della responsabilità

Caro lettore, ti propongo la citazione di Marchionne a Cernobbio il 5 settenbre scorso, l’antitesi di “FAR ACCADERE LE COSE”, che fa pensare. “C’era un lavoro importante da fare -e a Ognuno fu chiesto di farlo. Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece. Qualcuno si arrabbiò, perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Qualcuno non l’avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché…

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della reputazione

In latino il verbo putare significa “ritenere, pensare”, cui segue un “che” reggente la frase oggettiva (infinito più accusativo). Dal verbo latino deriva la parola “reputazione”, che ci interessa individualmente sempre, e molto. Gloria Origgi lo sintetizza oggi bene sul Sole 24Ore della Domenica: l’uomo ha una doppia identità, una intima, riservata, propriocettiva, corporea, l’altra legata all’esternalità, all’identità sociale, a ciò che gli altri pensano di noi, legittimamente o meno. L’identità sociale è chiamata anche  The Looking Glass Self (Charles Horton Cooley), “come…

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le “realtà” parallele

Cari ragazzi (che eventualmente intercettate il mio blog), qui ho trattato varie volte il tema della “presenza a se stessi”, o della consapevolezza di vivere soggettivamente, ciascuno, la propria incomparabile e unica e irriducibile vita. Ho proposto la tesi dei “due sguardi”, o a) dell’esigenza di avere presente il senso del “presente-che-scorre”, dal nostro mero punto di vista, e che va vissuto pienamente come “verità” inconfutabile dell’esistenza, e b) dell’altra esigenza di pensare alla vita anche come a un…

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Le barbe inutili

Lunghe, corte, curate, incolte, massoniche, da colonnello degli alpini, da frate francescano, da Homo Neanderthalensis, tante barbe. Se un tempo la barba maschile era chiamata “onor del mento” e i baffi “onor del labbro”, se i carbonari e patrioti di primo ‘800 avevano quasi tutti la barba, come Mazzini, Emilio Bandiera, Petöfi  e Garibaldi, se Aristotele, Michelangelo, San Pietro e San Paolo avevano la barba, molti imperatori romani non la portavano (Augusto, Adriano, Tiberio… altri sì come Marco Aurelio),…

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Le voci di dentro

Caro lettore, in un bar a bere uno spritz, leggendo Pietro Citati su Kafka e Milena Jesenská, penso che gli incontri e gli ascolti delle persone sono alcune delle vie maestre della relazione interumana. Più importanti delle parole che si dicono, del loro significato e del senso che produce un discorso, sono i suoni delle voci che dicono le parole. Lì nel bar sento la banconiera parlottare con un avventore: una prima battuta qualsiasi, risposta dell’avventore, ultima parola della banconiera.

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Vita semper vincit

Massimo: 1956-1983; Adelchi: 1952-1978; Eleonora: 1960-1980; Giacomo: 1971-1995, e potrei continuare. Nomi, date, volti giovani che sorridono oppure seriamente sembrano fissarmi, mentre mi soffermo per qualche istante. Visito spesso, viaggiando in bici, quei luoghi silenziosi che chiamiamo cimiteri, in greco “luogo del riposo”, e lì riposa anche la mia anima, vivente nel mio corpo. Di solito tutt’intorno solo fruscii, un vento leggero che muove le fronde dei cipressi o dei pioppi vicini. Qualche raro visitatore, spesso anziano o vecchio,…

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I “capitani del bel tempo”

Vi sono persone in posizioni di responsabilità che navigano bene, brillantemente, soprattutto (o quasi solamente) quando “le cose vanno bene“, quando il vento soffia a favore, la strada è in discesa e le circostanze tutte favorevoli. Metafore ciclistiche. La prima domanda: questi responsabili c’entrano con l’andare bene delle cose? Se sono responsabili, certamente sì. Se ne deduce che “le cose vanno bene” anche grazie a loro, sì, ma non solo. Diventa un guaio quando questi signori si attribuiscono tutti i meriti…

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