Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La “PAURA DELLA LIBERTA'” dell’Occidente, che né destra né sinistra comprendono, rischiando – ambedue – di esserne travolte come distinte storie politiche, entrambe frutto del ‘900, come secolo di conflitti civili, guerre dichiarate e no, rivoluzioni, stragi e disastri politici e naturali, ma anche di conquista di diritti umani insiti nella struttura ontologica dell’uomo stesso e nei principi etici dove si prevede che l’uomo sia sempre considerato un fine e mai un mezzo del suo proprio “agire” (e “pensare”, atto volitivo troppo spesso negletto)… anche per un confronto con il nobile nihilismo classico, moderno e contemporaneo

C’è un fantasma sconvolgente che vaga per l’Occidente, e si percepisce nel resto del mondo, anche se in modo differente, quasi in analogia a quel fantasma che nel 1848 vagava per il mondo, quello del comunismo, come allora annunziarono i “compagni” Karl Marx e Friedrich Engels. Il fantasma, che oggi circola ovunque, è la “PAURA DELLA LIBERTA’”. Sembra assurdo, ma è reale. Intellettuali vari, università prestigiose (soprattutto americane), femministe e docenti, opinionisti e altri parlanti, pare – invece di…

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DA UN LATO, EVVIVA L’OTTIMO “AMBO” DEL CENTROSINISTRA IN EMILIA ROMAGNA E IN UMBRIA, FINALMENTE!, ma non mancano qua e là VERGOGNE nella politica. Un esempio: “Ho provato un’intima gioia…(vedrete per che cosa, cari lettori)”, frase che sento affermare da un rappresentante del Governo di Giorgia Meloni (povera Giorgia e povero ministro Nordio, e questa mia è solo una “partecipazione” meramente umana). Il dicente è l’on.le Del Mastro, sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri. Mi chiedo: con queste parole (“his verbis in re”, direi più volentieri, aaah l’ablativo assoluto dei Padri latini!), Del Mastro si mostra solo un uomo un po’ malvagio o piuttosto un pochino carente di intelletto? C’è un “ambo” anche qui, oppure “in hac quaestione tertium forsitan datur contra aristotelicam et leibnizianam teoreticas visiones?” (“in questa questione si dà forse una terza ipotesi contro le visioni teoretiche di Aristotele e di Leibniz?”). Inadeguato, senz’altro, ovvero posto lì inavvertitamente, obbligatoriamente (per equilibri interni o per carenza di personale politico) o volutamente, dalla premier? Altra triade logica. L’onorevole ha detto quanto sopra e quanto di seguito riassumo paragrafando le sue parole, nello spiegare la tipologia di un’auto con i vetri del tutto oscurati, un ambito isolante che toglie il respiro, e quindi simboleggiante il distacco giuridico-morale tra “persone trasportate” e “cittadini liberi”, entrata da poco in servizio per il trasporto dei detenuti, tutti, anche quelli in attesa di giudizio, o non passati in giudicato dopo il terzo grado della Corte di Cassazione previsto dall’ordinamento italiano per poter considerare un soggetto colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. A costoro, i detenuti, è così negata la luce del sole anche riflessa, perché “sono comunque colpevoli in quanto trasportati sul cellulare”, è l’evidente retro-pensiero del signore sopra citato, che virgoletto come mia fedele parafrasi dell’enunciato ministeriale. Ma si è accorto di quello che ha detto, signor Sotto (l’aggettivo può avere un doppio significato) segretario? Se sì, mi pare traspaia una certa sua malvagità, altrimenti, ministro, lei manifesterebbe una sua clamorosa inadeguatezza, e questo aspetto è, per noi cittadini elettori, perfino peggio… MA IL TEMA PRINCIPALE, tornando alle elezioni, E’ CHE ORMAI VOTA UN ITALIANO SU DUE!!!

In mezzo a tante questioni e problemi internazionali (Ucraina, Vicino Oriente) infinitamente più rilevanti, tocca però anche parlare di una cosa piccola (che – la “cosa piccola” – però le spara davvero grosse anche se tanto povere) come i comportamenti del sottosegretario italiano alla Giustizia Del Mastro. Questo è un viceministro che ritiene che l’unico modo per migliorare la situazione carceraria e la stessa vita sociale in Italia sia costruire nuove carceri. A conferma del suo (fo par dir, in…

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Chi paga le tasse per chi in Italia? Compulsiamo l’Istat, ma non comprendiamo le ragioni dello sciopero sindacale del 29 novembre prossimo venturo

In Italia il 15% dei cittadini, 6,4 milioni di persone contribuenti, partecipa con il 65% del totale all’erario statale, vale a dire meno di un sesto dei lavoratori professionisti e delle imprese contribuisce ai due terzi dell’erario stesso. Di contro, il 35% dei cittadini partecipa con 0 (zero). E’ moralmente giusto che vi sia una tassazione progressiva che tutela chi ha meno, come prevede la Costituzione della Repubblica Italiana, ma forse non è tanto giusto che così pochi contribuenti…

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Se c’è un sentimento sicuramente più inutile, stupido e dannoso rispetto a tutti gli altri, questo è l’invidia, che viene classicamente annoverata tra i vizi capitali dai filosofi maggiori, come Aristotele, sant’Agostino e Tommaso d’Aquino, fino a Kant e oltre, e anche da mia nonna Caterina (Catine, in friulano), che non era una filosofa, ma una donna “sapiente”, cioè “sapida”, non insipida come la maggior parte dei politici odierni

Vi siete mai chiesti, cari lettori, perché qualche volta se un vostro conoscente, e financo un amico, e perfino una persona cui volete sinceramente bene (e questo pare assurdo), ha successo in qualche ambito della vita umana, magari sotto il profilo lavorativo, o dei guadagni, o del risultato sportivo, o del prestigio sociale, o del potere acquisito in politica o in una struttura economica come un’azienda, si può provare un sottile, anche se non esplicitabile, senso di fastidio? Perfino se…

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a) Il politico sciagurato, i politici mediocri, i politici illusi, i politici disonesti, i politici furbacchioni, e i non pochi politici bravi, in larga misura sconosciuti; b) il bilancio biennale del governo Meloni; c) gli insulti all’Italia da parte del “Consiglio d’Europa”; d) le due guerre (in Europa Orientale e nel Vicino Oriente)

a) Salvini-è-lo-sciagurato, cioè portatore di sciagure al suo partito, all’Italia e a sé stesso. Il suo linguaggio, il suo comportamento generale, il suo portamento, il suo linguaggio spesso concettualmente sgangherato, il suo interloquire… Segue solo un esempio tra i numerosissimi con i quali ci ha, a seconda dell’ascoltatore, o deliziato, oppure offeso fino allo schifo: dopo la morte del ragazzo maliano ucciso qualche giorno fa da un poliziotto che gli ha sparato per legittima difesa mentre veniva aggredito presso la…

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I giornalisti, anzi alcuni di essi, credono di essere il quarto potere, oltre Montesquieu e il Quarto Potere (cf. il film “Citizen Kane”) di Orson Welles. Io sono per una democratica, improntata al buon senso e alla buona educazione, “perimetrazione” del loro potere, che è enorme e a volte perfino ab-norme: in altre parole devono capire che il loro ruolo non è sostitutivo della politica, ma di narrazione intellettualmente onesta di ciò-che-accade nella politica, nella società, nell’economia, nella cultura, nel mondo… Vi sono però anche giornalisti di una specie quasi eroica, gli inviati speciali, che spesso a rischio della loro vita ci raccontano le cose più terribili che accadono nel mondo, soprattutto ai confini e spesso dentro le guerre, mentre noi facciamo tranquillamente colazione affacciati su un qualsiasi meraviglioso paesaggio italiano

Quando sento un giornalista che apostrofa un ministro della Repubblica, non con un normale ed educato “Signor Ministro, vorrei chiederle…”, ma con un secco e a volte burbanzoso “Ministro, senta… oppure, ministro le ho chiesto un’altra cosa“, mi ribollono un po’ le viscere, e mi verrebbe da chiedergli “Ma tu chi sei per parlare così a un Ministro?” E non mi ribollono perché non ritenga che i media abbiano come precipuo dovere quello di far conoscere al pubblico ciò che…

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Dall’uso (un pochino) idiota dell’avversativa “piuttosto che” invece della congiunzione “e”, fino all’inutile francesismo “rimarcare” (da “remarquer”)

Noi Italiani, “padroni” talora non meritevoli di una lingua meravigliosa, e melodiosa, semanticamente profonda e varia, e colorata di mille sfumature, siamo “adusi” (che bello, no?) all’esterofilia più vieta, oppure a utilizzi abnormi, e sbagliati grammaticalmente, di termini ed espressioni italiane. Circa l’esterofilia, ci piace sempre più mutuare dall’inglese, specialmente negli ambienti economici e lavorativi, parole e termini che potrebbero tranquillamente essere mantenuti in italiano. Un esempio? Sento dire ovunque nelle aziende “flash meeting“, che potrebbe essere tranquillamente sostituito con…

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Tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà di Gramsci, la lezione del realismo di Aristotele e Tommaso d’Aquino

Antonio Gramsci è uno dei massimi pensatori italiani del Novecento; Aristotele e Tommaso d’Aquino sono due dei massimi pensatori di ogni tempo. Detto questo, verrebbe facile affermare che Gramsci ha una visuale più a breve, e limitata rispetto ai due classici. Ma non basta, perché il confronto è metodologicamente improprio. Infatti, il filosofo e politico marxista si riferisce prevalentemente dallo scenario socio-politico italiano ottocentesco a quello dei primi decenni del XX secolo, mentre i due filosofi citati, il greco e…

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Stanislaw… Pavle… Jana… David… Walter… Bronislaw… Samuel… Jacques… Lotte… Anna… Konrad… Pierre…

Una voce pacata e grave pronunzia i nomi di chi è stato ucciso dal sistema “industriale” di morte, offerta a chi percorre il sottopassaggio che conduce al “Campo”. (Rudolf Hoess prima dell’impiccagione) Sono i nomi dei morti ad Oswiecim, ammazzati in qualche modo, in un crescendo spaventoso di crudeltà. A Cracovia per varie ragioni, sono riuscito a recarmi ad Auschwitz per affrontare le immagini e l’ambiente di quello che nel lustro 1940-1945 i nazisti fecero all’uomo. Homines sapientes contra homine…

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Bradicardia, o dell’uomo telematico, in stanza con un Tuareg del Friuli

Vedere casa nel pomeridiano caldo quasi agostano mi consola. (Santa Maria degli Angeli – Pordenone) Ritorno da una tre giorni inaspettata all’ospedale grande della Destra Tagliamento, da Pordenone, che – da friulano delle Terre di Mezzo – mi è più simpatica di Udine, da sempre, perché è contaminata da una cultura “venetese” più spigliata rispetto a una certa cupezza friulana o al brutto “venetico” parlato in Udine centro dalla borghesia professionale e compradora. Ora sono un uomo telematico, perché la…

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