Per parlare di questo argomento, dovremmo partire da lontano: dal valore della vita, e quindi della natura e del mondo universalmente conosciuto. Non possiamo farlo, ma possiamo riconoscere un percorso lungo e complesso che ha portato l’uomo a dare un valore speciale agli organismi viventi, agli animali e, in modo diverso, a quell’animale autocosciente che è l’uomo stesso. I Libri delle grandi tradizioni religiose e filosofiche, sia orientali, sia occidentali, hanno raffigurato l’essere umano come vertice del “creato” o del mondo. Progressivamente…
neuroscienze
Del vero e del falso
Sul vero e sul falso l’uomo si è interrogato da sempre (un “sempre” inteso con le pinze del buon senso e della documentazione disponibile sull’evoluzione cognitiva del primate umano). Gli scolastici (Tommaso, Bonaventura, etc.) affermavano che la scienza stessa (intesa come epistème, cioè sapere strutturato concernente tutte le realtà naturali e umane) altro non è che una “conoscenza certa (oggettivamente) ed evidente (soggettivamente) in base al suo perché proprio, adeguato e prossimo“. La verità è stata solitamente distinta dalla certezza come l’oggettivo…
Della per-malosità
Chi è il permaloso? Sono io permaloso? Se lo sono, quanto sono permaloso? Se qualcuno mi fa sentire permaloso, dimentico o conservo un sordo rancore permaloso? Se dimentico, in fondo non sono permaloso, ma se non mi passa sono permaloso. Caro lettore, tu sei permaloso? Io un poco sì, ma mi passa subito, e quindi, in fondo, non sono permaloso. Conosci qualche permaloso? Gli sei amico o esiti ad esserlo? E’ possibile essere amici di un permaloso? Domande fatte…
E’ un vizio per niente “americano”
caro lettor mio, …quello dell’invidia, classificato dai moralisti antichi e moderno come il secondo più grave dopo la superbia (il caput vitiorum, secondo Gregorio Magno), vizio studiato a fondo da San Tommaso nella Summa Theologiae (cf. II-II, q. 36, a.1, s.c.) come: “Rammarico e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il benessere altrui, sia che l’interessato si consideri ingiustamente escluso da tali beni, sia che già possedendoli, ne pretenda l’esclusivo godimento (…) è il desiderio…
Quella forma leggiadra…
Cari ragazzi che forse qui indugiate, “L’inizio di un verso di John Keats m’ispira/ lenti pensamenti come nastri al vento leggiero di settembre/ dico leggiero e pur così triste/ perché porta il canto sempre più fioco di chi è andato via,/ via come un turbine silente e inconsapevole.” Scrivo di quei due ragazzi volati giù dal terrazzo a Milano, lui vent’anni e lei un anno di meno. “Se mi lasci muori con me, provando per qualche istante la tristezza infinita…
L’elogio della lentezza
Caro mio visitator gentile, ti scrivo soddisfatto di avere visto il mondo immenso da una cima, dal Monte Cuar, quinta solitaria, avamposto prealpino che dà sulla pianura e sul grande alveo del Tagliamento, lasciando intravedere il lontano luccichio del mare, perfin oggi, giornata settembrina infreddolita e silente. Visto il mondo e ciò che è tanto più grande e prima di noi: la montagna, gli scoscesi declivi, le acque lontane del torrente-fiume, il lago cristallino, occhio turchese dei tempi glaciali,…
la “gabbia umana”
Siamo intellettualmente combattuti tra due estremi: quello spiritualista, che sembra dare per scontata una realtà extra-terrena, e quello materialista, che la nega recisamente. Francesco Guccini rimprovera questi secondi con gli aspri versi di Cyrano “(…) tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali“. Cercando di non entrare in ambiti di carattere teologale o fideistico, e restando in una epistemologia filosofica, si può dire che non è scontata né la prima né la seconda posizione. Nei secoli, come sappiamo dalla storia del pensiero…
le “realtà” parallele
Cari ragazzi (che eventualmente intercettate il mio blog), qui ho trattato varie volte il tema della “presenza a se stessi”, o della consapevolezza di vivere soggettivamente, ciascuno, la propria incomparabile e unica e irriducibile vita. Ho proposto la tesi dei “due sguardi”, o a) dell’esigenza di avere presente il senso del “presente-che-scorre”, dal nostro mero punto di vista, e che va vissuto pienamente come “verità” inconfutabile dell’esistenza, e b) dell’altra esigenza di pensare alla vita anche come a un…
Le barbe inutili
Lunghe, corte, curate, incolte, massoniche, da colonnello degli alpini, da frate francescano, da Homo Neanderthalensis, tante barbe. Se un tempo la barba maschile era chiamata “onor del mento” e i baffi “onor del labbro”, se i carbonari e patrioti di primo ‘800 avevano quasi tutti la barba, come Mazzini, Emilio Bandiera, Petöfi e Garibaldi, se Aristotele, Michelangelo, San Pietro e San Paolo avevano la barba, molti imperatori romani non la portavano (Augusto, Adriano, Tiberio… altri sì come Marco Aurelio),…
Le voci di dentro
Caro lettore, in un bar a bere uno spritz, leggendo Pietro Citati su Kafka e Milena Jesenská, penso che gli incontri e gli ascolti delle persone sono alcune delle vie maestre della relazione interumana. Più importanti delle parole che si dicono, del loro significato e del senso che produce un discorso, sono i suoni delle voci che dicono le parole. Lì nel bar sento la banconiera parlottare con un avventore: una prima battuta qualsiasi, risposta dell’avventore, ultima parola della banconiera.