Oramai primavera è nell’aria. Compleanno della nonna Catine, la mamma di Gigia, mia madre, andata via a ottantacinque anni nell”80. Da un angolo della finestra le verdargentee foglie dell’ulivo vibrano quasi, al soffio di un lieve vento dell’est. Ancora una volta la stagione si rinnova, e tornano gli odori della terra smossa, dell’erba bagnata da un piovasco, e i voli di uccelli mattutini. Tra poco sarò per strada in compagnia del fruscio noto delle ruote e dell’ingranaggio cambio-pedaliera. Vento contrario…
racconto
forse un mattino andando
…in un’aria di vetro/ arida rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:/ il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro/ di me, con un terrore di ubriaco.// Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto/ alberi case colli per l’inganno consueto./ Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto/ tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto. Montale canta il vuoto che si para innanzi al cammino dell’uomo, quasi liberandosi di un peso, accettando il nulla che circonda l’essere e lo costituisce, ogni…
Il Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in Mi bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven, finalmente!
Arturo Benedetti Michelangeli al pianoforte e i Berliner Philarmoniker, il concerto “Imperatore” dedicato da Beethoven all’arciduca Rodolfo Giovanni d’Asburgo, prende alla gola e ai visceri, almeno me, da quando ero ragazzo e comprai quel vinile, ancora vivo nella mia collezione. Ho anche un’esecuzione di Maurizio Pollini e direttore Karl Boehm. Composto verso il 1810, fu eseguito per la prima volta a Lipsia e l’anno successivo a Vienna. Finalmente lo riascolto dopo un tempo troppo lungo. Dura quasi tre quarti…
in vinculis
Una dopo l’altra le porte blindate si chiudono dietro a me, tre, quattro, cinque… e forse basta. Avevo atteso mezz’ora all’entrata perché il computer non partiva, e senza la conferma registrata della mia visita, non potevo entrare. Espletate tutte le formalità: deposito di tutti gli oggetti in stipetto chiuso a chiave (l’unico oggetto concessomi di tenere con me), compreso la catenina con il crocifisso, e “subìta” la perquisizione corporale, sono entrato. Ecco il parlatorio. Sul muro un a-fresco, anzi un…
Morire di lavoro, o esser morti dentro, di stupidità
Paola Clemente è morta di fatica, sfruttata da un caporale travestito da somministratore interinale. Lei, 49 anni, il 13 luglio del 2015 è morta di fatica nei campi di Andria, in Puglia. Dodici ore al giorno per 27 euro di paga. La Procura di Trani, dopo aver indagato ha proceduto a far arrestare sei persone per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, in base alla legge del 2016 contro il caporalato. Sono stati arrestati il responsabile dell’agenzia interinale che pagava 2 euro…
La metafora del treno
A chiusura di un seminario sui principi etici da me svolto in una grande azienda friulana, il mio amico ingegner Fabio, direttore tecnico, propone una metafora meravigliosa, quella del treno. Avevamo parlato di come si accoglie un nuovo collega e di come il nuovo collega si deve comportare nel nuovo ambiente di lavoro, sottolineando l’esigenza dell’umiltà, del rispetto e del riconoscimento reciproco, indispensabili per costruire e rinforzare i gruppi di lavoro. A fine seminario, Fabio prende la parola e…
25 anni fa… dieci giorni in America
Caro lettor mio, tra le carte di lavoro che sto mettendo in ordine, un racconto di viaggio della mia vita precedente… “L’immenso Shea Stadium è il primo monumento che ti viene incontro lungo l’autostrada che dall’aeroporto Kennedy, traversando il Queens, porta a Manhattan. Colorato d’azzurro e di rosso come quasi tutto in America. Poi, d’improvviso vedi stagliarsi l’acrocoro scuro dei grattacieli contro il crepuscolo, l’ascendere improvviso del World Trade Center, geometrie potenti dall’Hudson al ponte di Brooklin, le guglie dell’Empire…
Marco Pantani, o degli eterni essenti
Sale ancora la bici sul declivio/ Tra i raggi scintillanti del meriggio,/ Pensieri persi nella valle oscura/ Per cercare più in alto la tua pace. Sul volto la vittoria pregustata,/ La prepari con un sorriso breve,/ Ma la strada non cede e sale ancora/ Fino sull’Alpe che il tramonto indora. Hai negli occhi una rapida emozione/ Come se più il traguardo non ci fosse,/ E la malinconia lì ti prendesse. Ma il cuore batte giusto e il sangue…
Il sogno della bimba
“Aveva scelto un altro mare/ Dove crescevano i cavalli rosa,/ Aveva scelto un’alta collina/ Dove nascevano le acacie bianche,/ Aveva scelto il deserto giallo/ Dove crescevano le dune al vento,/ Aveva scelto una bimba bella/ Con gli occhi scuri d’un bel sorriso.” Scrivevo più di tre lustri or sono per la bimba che è la mia, e che a volte, ora già grande, attraversa la malinconia. Che tempo è passato da quei racconti, da quelle intuizioni talora di…
Le case di via Feletto
Caro Sergio tu racconti e racconti, sempre osservando, da protagonista a volte discosto, scegliendo anche la terza persona, e ogni tanto chiamandoti per nome, oppure parlando di papà maresciallo del “Mantova” alla caserma Cavarzerani. E poi gli altri, le ragazze e i ragazzi dei condomini, Greta la bella, la corsa in Lambretta e il volo nell’erba con l’afrore della giovinezza nelle mani di Ezio. Come descrivi bene il climax (eeeh l’eredità di piazza I Maggio!) ascendente e quello discendente dell’emozione…