Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Vita semper vincit

Massimo: 1956-1983; Adelchi: 1952-1978; Eleonora: 1960-1980; Giacomo: 1971-1995, e potrei continuare. Nomi, date, volti giovani che sorridono oppure seriamente sembrano fissarmi, mentre mi soffermo per qualche istante. Visito spesso, viaggiando in bici, quei luoghi silenziosi che chiamiamo cimiteri, in greco “luogo del riposo”, e lì riposa anche la mia anima, vivente nel mio corpo. Di solito tutt’intorno solo fruscii, un vento leggero che muove le fronde dei cipressi o dei pioppi vicini. Qualche raro visitatore, spesso anziano o vecchio,…

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i sette cavalieri

Caro lettore in questo luglio strano, l’uomo pedala rabbioso nel sole pirenaico. E’ Ottavio da Colle Umberto. Vince contro Francesi (Pellissier), Lussemburghesi (Frantz) e Belgi (Buysse) il suo secondo Tour. Tappe di quattrocento chilometri sfiancano i ciclisti, polvere strade sterrate, pipì in corsa allargando il pantaloncino di lana. Stravolti e infangati con i tubolari a tracolla arrivano al traguardo che fa notte. Tourmalet e Izoard sono già nomi e tregenda. Gino il toscano si ritira dopo l’aggressione, Fiorenzo in maglia gialla.

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Le limpide acque

…del torrente Resia scrosciano tra i sassi bianchi, Paesaggi di boschi e di grandi montagne silenti tutt’intorno, mentre contempli l’aria mattutina e il rintocco dell’ora. Contempli i suoni e osservi il vento che muove le fronde verdissime della faggeta. Il saluto del viandante ti accompagna, nessuno ti guarda male, un sorriso, un orgoglioso sentirsi popolo antico della Rezijske Doline. Non sloveni, ma resiani alto-slavi. Il sindaco mi regala una copia dei vangeli tradotti in resiano da lui stesso: Uängëlë pu…

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saluti di ieri e di oggi

…io corro e corro e corro. Per viottoli e interpoderali, con costanza e con ogni temperatura, normalmente, per accompagnare il tempo che passa, per sentire il sangue scorrere, il cuore pompare e i polmoni ansimare. Per una doccia rigenerante e un bicchiere di vino fresco leggendo il giornale, dopo, sotto una pergola in paese. Quando corro non porto le cuffie dei jogger giovani che incontro e che, anche se gli faccio strada, non mi degnano di un saluto, troppo…

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La leggenda di Predjama

“Gospa Betka, gospa Betka“, era il postino, che passava di lì ogni tanto, con una bicicletta antica, come i baffi che portava orgogliosamente. Elisabetta Jencek era una bella donna sui trenta, con lo zigomo forte e il portamento solenne. L’aveva sposata Augusto, un italiano del Friuli. Augusto era venuto a lavorare a Postojna quando la Guerra mondiale, la seconda, stava finendo. Un pomeriggio d’estate, un sabato, con alcuni giovanotti era venuto a visitare l’antico maniero di Predjama, incastonato tra…

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La Val d’Ayas e altre storie

Caro viandante che contempli l’inverno, da Champoluc le strade portano in alto, al villaggio dei Walser. Antiche leggende narrano di transumanze. Popolazioni venute dal nord, lì come dalle mie parti. Lassù vivono in case di pietra e di larice, aspettando la luce del giorno e il suo scomparire. Hanno nel muro la finestra dell’anima, perché le persone preferiscono morire in casa quando viene il momento, e allora lasciano un pertugio perché l’anima possa andare a confondersi con le nuvole…

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La leggenda del vento

Silenzii domenicali conciliano letture e leggende. Come quella dello starkblast, il vento freddissimo che fa esplodere gli alberi di legno ferro della contrada di Tree, lontano, in un grande nord boscoso, verde cupo. Ai margini della Foresta Infinita dove si è spinto il piccolo Tim, che dorme sotto il magico lenzuolo del mago, insieme con una tigre ammansita. “(…) A un certo punto abbassò l’orlo abbastanza da vedere un miliardo di stelle tempestare la cupola del cielo, più…

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sballi e informi timballi

carolettormattutino, si raggruppano attorno ai tavolini appendendosi come pipistrelli vestiti di scuro seralmente e nelle feste comandate nel caffè centrale del paesone delle Terre di Mezzo sguardi ottusi su smartphone iphone android comunicando sine empàtia bevono spritz aperol a manetta musica a manetta confondibilissima insopportabilmente ritmicatonica occupano anche i passaggi e il portico che immette su altri transiti guardano attoniti il vuoto che si effonde sui volti dei compagni di sballi e timballi per poi andare più tardi per…

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Là dove appaiono gli eterni “essenti”

Conosciamo il modo con cui funzionano i sensi, e il flusso razionale del pensiero, che analizza, compara, sintetizza e trova analogie. Inventa i linguaggi e i nomi delle cose. Ogni fatto che accade è per sempre sub specie aeternitatis, eterno. L’eternità è dove eternamente appaiono gli essenti (Severino, Barzaghi, io stesso). Neppur Dio può far non esser-stato ciò-che-è-stato, perché l’istante, il nunc che è dentro il tempo è fuori, nell’eterno. Ciò-che-è-stato  in quanto posto nel de-stino, è. Mi raccontano di…

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dicesi autolesionismo italiano

Zolla petrosa d’Africa che accogli, lembo di terra nel mare che salvi. Lampedusa. Facce stremate e corpi consunti giovanissimi scendono da legni obsoleti, avventurosamente partiti da remote terre assetate e arse. Porto del Mediterraneo, porta di questa Europa insopportabile, che col dito accusatore ci condanna minacciando. Corifee le solite Kienge e Boldrini, che si distinguono da una Patria che chiamano “paese” e che non amano. Forse l’Unione Sovietica di Josif Vissarionovic e Breznev era per loro più rispettosa dei…

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