“Che egli sia maledetto di giorno e maledetto di notte, maledetto quando si sdraia e maledetto quando si alza, maledetto quando esce e maledetto quando rientra (…). Nessuno comunichi con lui, neppure per iscritto, né gli accordi alcun favore, né stia con lui sotto lo stesso tetto, né si avvicini a lui a più di quattro cubiti; né legga alcun trattato composto o scritto da lui“. Il 27 luglio 1656 furono pronunziate dal rabbino queste parole in ebraico nella…
sapienza
Dove finisce la mente…
…e comincia il resto del mondo? Il bel titolo di un libro di Michele di Francesco e Giulia Piredda, pubblicato da Mondadori Università Milano (2013) mi incuriosisce. Già Descartes riteneva che il punto di contatto tra res cogitans (cioè l’io e Dio), e la res extensa (cioè il mondo), fosse una ghiandola detta pineale posta nel lobo frontale. Ma il grande René usava il suo metodo intuitivo-deduttivo per una scienza certa ed evidente, con i mezzi del suo tempo.
Neuroni e giudizio morale
Quando l’uomo compie un atto, buono o malo che sia, la domanda concerne la sua libertà. E’ dato acquisito che la sua responsabilità sia proporzionata alla libertà esteriore ed interiore di cui dispone. Il libero arbitrio è la misura della responsabilità morale. Vi sono però anche altre teorie morali, meno spirituali e più materialistiche, si potrebbe dire. Un caposcuola di queste è senz’altro David Hume, che ai nostri giorni ha non pochi emuli. Si potrebbe dire che Hume è…
Il silenzio di Samatorça
Riflettevo stamani sulla mia esistenza e anche sulla morte, che tutti attende, avvalendomi del pensiero di Epicuro e di Agostino. Il primo chiarisce come essa non ci può mai spaventare, perché non coincide con la vita nostra, e anche se dentro la vita si prepara, non convive con noi; il secondo spiega come l’essere della vita non può ammettere la morte, in quanto questa è privazione dell’essere vivente, e quindi non gli è immanente, ma si pone come non-essere. La morte, dunque, non…
Dove nasciamo, viviamo e moriamo
Quando sento un politico, un giornalista o un sindacalista che si riferisce all’Italia con l’espressione “questo paese“, invece di dire semplicemente “l’Italia“, mi viene l’iradiddio. Voci roche o squillanti, assertive o incerte, pronunziano la trita espressione “paese“, per dire “Italia“. Ultima la Camusso al comizio del 1 maggio: mai una volta che dicesse “Italia”, come se il nome le desse fastidio. Per me il “paese” è il borgo ai confini tra le Terre di mezzo e la Bassa friulana dove…
Tania e Mattia
…ma tu Signore, come ti permetti? Come hai potuto? Mattia a quattordici anni e Tania a venti… E Giuliano, papà di quarantasette anni, che tornava al supermercato dove aveva dimenticato un dono per la sua bambina, perché non è tornato a casa? E chi cammina solo per strada e domani non ha dove andare al lavoro? Come ti permetti? Che ci stiamo a fare qui penando, ha forse ragione Giacomo da Recanati, quando canta il suo “pastore errante“? Mattia…
La diffidenza e la guerra
Preparando un corso breve di storia della filosofia moderna e contemporanea mi sono imbattuto in un brano di Thomas Hobbes (1588-1679), filosofo materialista ed empirista inglese, molto interessante, (Leviatano, trad. e commento a cura di M. Vinciguerra, 2 voll. Laterza, Bari 1911-12, I, capp. 3 e 4, pp. 137.141) che riporto di seguito: “(…) Inoltre gli uomini non hanno piacere -ma al contrario molta molestia- di stare in compagnia di altri, dove non sia un potere, che li tenga tutti in…
Necessità e Contingenza
Contingenza e necessità sono degli “opposti”, secondo la logica classica e kantiana. 1. E’ contingente ciò che ci tocca, ci tange, appunto, e ci interessa perché-passiamo-di-lì: cum-tangere. Parafraso di seguito il Kant dell’Analitica dei concetti: “La contingenza si può attribuire all’ente la cui esistenza è ritenuta non necessaria ma nello stesso tempo non impossibile: la sua realtà non può essere dimostrata una volta per tutte ma neppure negata definitivamente“. E’ contingente assistere a una scena, piuttosto che (in questo…
Quanto vale un operaio
Caro lettore, mentre tipi come pippocivati (e chi è?) e rosibindi, politici di professione supergarantiti di sinistra, moderata beninteso (!), si affannano a ostacolare il bravo Enrico Letta, centinaia di operai muoiono nel Bangladesh sotto le macerie della fabbrica dove percepivano 14 centesimi di dollaro all’ora, 40 dollari al mese. Che cosa c’entrino le due notizie vediamo dopo. Intanto la cronaca: “Una nuova tragedia ha colpito mercoledì l’industria dell’abbigliamento low-cost del Bangladesh quando un palazzo alla periferia di Dacca è crollato causando almeno 161…
Gli altri siamo noi
…stamani dopo la corsa per le interpoderali un libro di Walt Whitman, Leaves of grass, (Mondadori, Milano 1971, p. 136), comprato da me quando ero in terza liceo, lasciato lì sul tavolino da Beatriz: “(…) The shapes arise/ Shapes of factories, arsenals, foundries, markets,/ Shapes of the two-threaded tracks of railroads,/ Shapes of the sleepers of bridges, vast frameworks, girders, arches,/ (…)”, il poeta canta la fatica della vita e le costruzioni dell’uomo, le forme che sorgono dal lavoro…